La
Repubblica ha pubblicato un divertente articolo di Federico Rampini
(http://viaggi.repubblica.it/articolo/corea-del-nord-ecco-i-turisti/230494?ref=HRLV-19)
in cui descrive un viaggio da lui compiuto nel 2007 dicendo di aver visto «I mega-monumenti alla
gloria dei tre monarchi del regime (i tre Kim che si sono succeduti
dinasticamente), di dimensioni tali che potrebbero essere visibili dalla luna».
È alquanto singolare che Rampini abbia
potuto vedere, già nel 2007, quattro anni prima della morte di Kim Jong Il, ben
tre mega-monumenti che ritraggono i leader nordcoreani.
Nel 2007, all’epoca del viaggio del
nostro inviato, sulla collina Mansudae c’era solo una statua, quella di Kim Il
Sung. La seconda statua, quella di Kim Jong Il, è stata aggiunta solo nel 2012,
cinque anni dopo la visita di Rampini, mentre ancora oggi non c’è alcuna
mega-monumento dedicato a Kim Jong Un, l’attuale leader del Paese.
Rampini dovrebbe, inoltre, attenersi un
po’ meno alle leggende metropolitane e un po’ più alla scienza (una sbirciatina
al sito NASA non farebbe male ogni tanto) quando afferma che le statue possono
essere viste dalla Luna.
Neppure
la Muraglia Cinese può essere scorta dal nostro satellite, figuriamoci statue,
per di più non ancora costruite… http://www.nasa.gov/vision/space/workinginspace/great_wall.html.
Suggestiva
l’immagine del contadino “patriota” che rincorre il prode inviato speciale di
La Repubblica con il forcone per difendere la patria da un’ipotetica
avanguardia di attacco statunitense. La «paranoia
diffusa per la propaganda martellante sull'aggressione imminente da parte della
Corea del Sud e del suo alleato americano» è scomparsa da anni in Corea del Nord.
Gli organi di informazione statali, consci che quasi tutte le famiglia
nordcoreane posseggono, seppur clandestinamente, una radio che può captare
programmi cinesi, hanno praticamente smesso di descrivere il Paese confinante
come una nazione affamata e sottosviluppata. E, a meno che la CCTV (la
televisione cinese) e le radio cinesi non abbiano creato un apposito canale
dedicato esclusivamente a diffondere notizie per i nordcoreani, la maggior
parte dei cittadini del Nord sa come si vive in Corea del Sud. I DVD delle soap
opera sudcoreane, in vendita nei mercatini privati ormai presenti in quasi
tutti i distretti, spopolano e la sera tengono i nordcoreani incollati agli
schermi dei televisori di importazione cinese.
I
sessantamila nordcoreani che lavorano a stretto contatto con dirigenti
sudcoreani nel centinaio di ditte di Seoul che hanno fabbriche al Nord, non
possono evitare di condividere opinioni e immagini con i loro colleghi del Sud.
Infine,
quello che Rampini definisce «improvviso
benvenuto agli stranieri» parlando del boom turistico, è un fenomeno in
atto già dal 2010. Le agenzie di viaggio che organizzano viaggi in Corea del
Nord sono decine, tra cui alcune anche in Europa e nella stessa Italia.
Rampini
ci aveva già dimostrato la sua giornalistica preveggenza grazie ai reportage
dal Myanmar, con analisi superficiali tutte rivolte a lodare acriticamente Aung
San Suu Kyi e la Lega per la Democrazia, oggi entrambe in grave crisi per la
scarsa capacità politica della prima e la corruzione che ha infettato la
seconda.
Ora,
visto che gli astroarticoli sul Paese del Sud Est Asiatico del sagace inviato
speciale si sono dimostrati poco professionali, ci riprova con la Corea del
Nord.
Con
scarsi risultati anche qui, a quanto pare.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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