Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

S-21 - Nella prigione di Pol Pot
S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa
FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire
Per ordinarne una copia: 3394551575 oppure yasuko@alice.it
© COPYRIGHT Piergiorgio Pescali - E' vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell'autore

Israele: la nascita di Israele nel 1948 e il ruolo avuto dall'Unione Sovietica


Questa è la cartina delle Nazioni Unite (redatta nel 1946 e poi ripubblicata nel 1956) su cui si studiò il piano di ripartizione proposto dall’ONU della Palestina sotto il mandato britannico.




Nel Palazzo delle Nazioni Unite di New York, il 14 maggio 1947 il vice ministro degli Esteri, Andrei Gromiko, in uno dei più famosi discorsi  passati alla storia, dava l'assenso dell'Unione Sovietica alla fondazione di uno stato ebraico:
“Le passate esperienze, in particolare durante la Seconda Guerra Mondiale, mostrano che nessuno stato dell'Europa Occidentale è mai stato capace di provvedere adeguata assistenza al popolo ebraico in difesa dei suoi diritti e proteggere la sua stessa esistenza dalla violenza nazista e dei suoi alleati. (Questo fatto) spiega le aspirazioni degli ebrei per fondare un loro stato. Sarebbe ingiusto non prendere in considerazione questo e negare il diritto del popolo ebreo di realizzare questa aspirazione” (Nazioni Unite, Official Records of the First Special Session of the General Assembly, Vol. I, 28 Aprile-15 Maggio 1947, pp. 127-135).
Il discorso di Gromiko continuò con le due proposte di Stalin per la creazione dello stato: o un'unica nazione democratica araba-ebrea oppure la partizione della Palestina in due stati distinti.
Pochi mesi più tardi, il 15 ottobre 1947 fu lo stesso ministro degli Esteri sovietico, Molotov, a chiedere l'appoggio delle proposte di immigrazione di ebrei verso la Palestina presentate da Uruguay (per l'immigrazione di 30.000 ebrei), Colombia (per 150.000 ebrei) e Yugolsavia (per 150.000 ebrei temporaneamente stanziati a Cipro) (23 Ottobre 1947, Archivi del Ministero degli Esteri della Federazione Russa, AMEFR, f. 018 o.9, p.17).
Il 29 novembre 1947 l'URSS votò a favore del Piano di Partizione della Palestina (Risoluzione 181 dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite).
Al piano diedero voto favorevole 33 stati tra cui, oltre all'URSS, Belgio, Danimarca, Francia, Islanda, Paesi Bassi, Norvegia, Svezia, Australia, Nuova Zelanda, Canada, USA, Polonia, Cecoslovacchia.
13 furono contrari, tra cui India, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Yemen, Grecia, Egitto, Cuba.
Gran Bretagna, Yugoslavia, Cina (Taiwan) ed altre sette nazioni si astennero.
Il motivo per cui Stalin appoggiò il piano di partizione e la fondazione di Israele fu puramente politico: da una parte avrebbe indebolito la posizione britannica in Europa, dall'altra avrebbe elevato i contrasti tra Gran Bretagna e Stati Uniti, fino all'ultimo titubanti se appoggiare la partizione o se, piuttosto, abbracciare la causa araba.
Fu George Kennan a convincere Washington di cambiare la politica verso la Palestina. L'appoggio dell'URSS a Israele avrebbe, difatti, permesso a Stalin di mandare truppe in Medio Oriente non solo per mantenervi l'ordine, ma per organizzare colpi di stato nei Paesi arabi trasformando la regione in un nuovo satellite sovietico minacciando l'intero Mediterraneo (Report by the Policy Planning Staff on Position of the United States with Respect to Palestine, 19 gennaio 1948, Vol 5, Parte 2, Washington: United States Printing Office, pp. 546-554).
Il 19 marzo 1948 gli Stati Uniti proposero un piano di  amministrazione congiunta temporanea in Medio Oriente per evitare la partizione che, secondo loro, non sarebbe stata sostenibile e presto sarebbe sfociata in una guerra.
Il 30 marzo Gromiko rifiutò il piano statunitense affermando che “l'unico modo per ridurre lo spargimento di sangue è la veloce ed effettiva creazione di due stati in Palestina.(...) la formazione di un regime di amministrazione congiunta trasformerà la Palestina in un campo di combattimento tra arabi e ebrei e aumenterà il numero delle vittime”.
La Palestina fu quindi divisa in tre parti: una parte (56 per cento) avrebbe costituito territorio ebraico, il 45,5 per cento avrebbe formato lo stato di Palestina, mentre a Gerusalemme, Betlemme e le aree circostanti fu riservata un’enclave internazionale. Questo corpus separatum non sarebbe appartenuto né ad Israele né alla Palestina, ma avrebbe avuto un'amministrazione internazionale.
Nel 1948, quando l'ONU propose il piano di ripartizione,  entro i confini di quello che avrebbe dovuto essere lo stato Palestinese abitavano 818.000 palestinesi e 10.000 ebrei, nel corpus separatum di Gerusalemme vivevano 105.000 palestinesi e 100.000 ebrei, mentre all'interno del futuro stato ebraico risiedevano 499.000 ebrei e 438.000 palestinesi.
Il motivo per cui i paesi arabi contestarono il piano di ripartizione, oltre che ideologico era anche economico. La divisione della Palestina concedeva agli ebrei il 56 per cento della terra quando ne detenevano legalmente solo il 7 per cento rappresentando il 33 per cento della popolazione (in Palestina nel 1947 risiedevano 608.000 ebrei e 1.364.000 palestinesi).
Gli arabi (palestinesi, cristiani, greco ortodossi, drusi) possedevano il 68% della terra, mentre il resto (circa 25 per cento) era suolo pubblico o non registrato (vedi cartina Palestine – Land Ownership by Sub-Districts “Village Statistics”, Palestine Goverment, Jerusalem 1945).





Dei possedimenti arabi il 68 per cento non erano coltivati o non era possibile coltivarli, mentre le tenute non coltivate o non coltivabili appartenenti agli ebrei erano il 20% (A Survey of Palestine: Prepared in December, 1945 and January, 1946 for the Information of the Anglo-American Committee of Inquiry, Institute for Palestine Studies).
La terra appartenente agli ebrei all'interno dei confini dello stato di Israele proposto dal piano ONU era l’11,2 per cento.
Quasi metà del territorio assegnato ad Israele era formato dal deserto del Negev, dove gli ebrei erano 1.020, mentre gli arabi (la quasi totalità berberi, non palestinesi) erano 103.000. La terra in questa regione arida e desolata apparteneva per il 15 per cento ai palestinesi, per l’1 per cento agli ebrei e per l’84 per cento era pubblica o proprietà di famiglie beduine.
La maggior parte delle terre appartenenti agli ebrei era concentrata nelle regioni di Jaffa (39 per cento di terra appartenente agli ebrei contro il 47 per cento araba), Haifa (35 per cento ebrei, 42 per cento araba), Nazareth (28 per cento ebrei, 52 per cento araba), Tiberiade (38 per cento ebrei, 51 per cento araba), Baysan (34 per cento ebrei, 44 per cento araba).
L'appoggio del piano di partizione da parte di Mosca confuse anche i partiti comunisti arabi ed in particolare il Partito Comunista Palestinese che al suo interno era diviso, sin dal maggio 1943, tra due fazioni, una araba ed una ebraica.
La Lega per la Liberazione Nazionale (LLN), in quanto filoaraba, si opponeva sia alla partizione che allo stato unico misto arabo-ebraico proponendo al loro posto una nazione palestinese in cui gli ebrei avrebbero avuto cittadinanza, ma non il diritto di autonomia.
A parte la titubanza iniziale della LLN tutti gli altri partiti comunisti accettarono la posizione sovietica, compreso il Partito Comunista Palestinese che ben presto cambiò il proprio nome in Makei, Partito Comunista d'Eretz Israel e, dopo la guerra del 1948, in Maki, Partito Comunista d'Israele, in cui confluì anche la Lega per la Liberazione Nazionale.

Gli altri movimenti comunisti arabi pagarono a caro prezzo la loro aderenza alla linea di Mosca perdendo la maggioranza dei membri o, come accaduto in Libano, Siria e Iraq, venendo dichiarati fuorilegge e, di conseguenza, perseguitati.

Copyright ©Piergiorgio Pescali

Nessun commento: