Sulla pagina Facebook di Britain
First, un sito di estrema destra sciovinista e xenofoba (https://www.facebook.com/photo.php?fbid=433907190087881&set=a.346633882148546.1073741826.300455573433044&type=1&theater)
è comparsa questa foto con la seguente didascalia: “Muslim
girls being lead off in chains to meet their new husbands.” (“Ragazze musulmane incatenate mentre vengono trascinate ad
incontrare I loro mariti”).
In realtà l’immagine ritrae alcune ragazze musulmane durante
la rappresentazione dell’ashura, la principale festa islamica sciita che
ricorda l’assassinio dell’imam al-Husayn Ibn Ali e di altri settantadue seguaci,
uccisi nella battaglia di Kerbela nel 680 d.C. ad opera di Yazid.
Al-Husayn Ibn Ali nacque nel 626 a Medina ed era nipote di Maometto,
essendo secondogenito di Ali ibn Abi Talib e della figlia del profeta, Fatima.
Secondo gli sciiti, dunque, Husayn sarebbe stato il terzo iman,
cioè il diretto discendente di Maometto, dopo Ali e il fratello al-Hasan. Dopo
la morte di Maometto, però, il potere passò ai califfi Abu Bakr, Omar e Othman
che morì ucciso ad opera di alcuni veterani ed il suo posto venne occupato da
Ali, genero di Maometto. Un parente di Othman, Mu’awiya, reclamò il titolo di
califfo. Ali, accettando l’arbitrato, si tolse provvisoriamente il titolo di
califfo in modo che i giudici islamici potessero giudicare i due pretendenti su
uno stesso livello. Fu allora che Mu’awiya si alzò e si autoproclamò califfo, suscitando
l’ira dei seguaci di Ali, che proclamarono la Scìa, partito o gruppo: il
partito di Ali.
La morte di Mu’awiya nel 680 ridiede speranza ai seguaci di
Ali che il suo erede e secondogenito, al-Husayn, potesse prendere le redini del
califfato. Ma Mu’awiya aveva predisposto il passaggio dei poteri al figlio
Yazid. Per legittimare il titolo, però, Yazida aveva bisogno dell’approvazione
dei quattro discendenti diretti dei Compagni di Maometto: Abd Allah ibn al-Zubayr, Abd
Allah ibn Umar, Abd al-Rahman ibn Abi Bakr e lo stesso al-Husayn ibn Ali.
Al-Husayn si rifiutò e Yazid cominciò a dargli la
caccia sino allo scontro decisivo che avvenne a Kerbela il 10 ottobre 680.
L’ultimo scontro coinvolse gli ultimi settantadue
seguaci di al-Husayn che vennero trucidati dalle truppe omayyadi di Yazid.
Le teste dei martiri sciiti vennero infilzate su delle
picche e portare a Damasco come prova della morte, mentre le loro famiglie
vennero imprigionate per un anno prima di essere liberate.
Le processioni di donne incatenate simboleggiano
proprio questa prigionia, mentre le autoflagellazioni degli uomini mostrano il
loro dolore per la morte dell’imam e l’accettazione del dolore per la propria
fede.
Il giorno della battaglia di Kerbela è celebrato col
nome di ashura (in arabo “decimo giorno”), che per gli sciiti indica il dovere
di ogni musulmano di compiere il grande jihad, il dovere di mostrare la vera
fede in Dio per realizzare il Bene.
Sempre
nell’articolo di Britain First si accusa il Council of Islamic Ideology di aver
dichiarato “that women are un-Islamic and that their mere existence
contradicted Sharia and the will of Allah”. (“le donne non sono islamiche e che la loro stessa
esistenza contraddice la Sharia e il volere di Allah”).
Viene
poi citato l’articolo del sito internet Pakistan Today, da dove è stata tratta
la notizia: “women by existing defied the laws of
nature, and to protect Islam and the Sharia women should be forced to stop
existing as soon as possible.” (“l’esistenza delle donne sfida le leggi della
natura e per proteggere l’Islam e la Sharia le donne dovrebbero essere
sterminate prima possibile”).
Anche questo articolo, però, è una bufala.
Il Pakistan Today è un giornale online che ha, nel
suo interno, una rubrica chiamata Khabaristan Today (Khabaristan è il nome di
un cimitero situato ad Hyderabad, in India). (http://www.pakistantoday.com.pk/2014/03/15/comment/coucil-of-islamic-ideology-declares-womens-existence-anti-islamic/)
La rubrica in questione contiene articoli del
tenore “94 chilometri di coda dalla stazione di servizio Total alla MM Alam
Road Lahore” o “Una segreteria telefonica di seconda mano nominata
ambasciatrice del Pakistan in Arabia Saudita” o, ancora, “Santa Claus arrestato
per blasfemia in Sargodha”.
Si tratta, come è evidente, di una rubrica
satirica, come si evince anche dal sottotitolo “Telling it like it almost never
is” (“Notizie che non sono quasi mai vere”) e dal tag “Satire” posto accanto
all’articolo.
Il servizio citato
da Britain First e firmato “Sharia Correspondent” (“Corrispondente della Sharia”)
spiega che durante il 192° Concilio dell’Ideologia Islamica (effettivamente
tenutosi nel settembre 2013), il presidente, Maulana Muhammad Khan Shirani
(anch’esso persona reale), avrebbe detto che “there
were actually two kinds of women – haraam and makrooh.
“We can
divide all women in the world into two distinct categories: those who are haraam and those who are makrooh. Now the difference
between haraam and makrooh is that the former is categorically
forbidden while the latter is really really disliked,” Shirani said. He further
went on to explain how the women around the world can ensure that they get
promoted to being makrooh,
from just being downright haraam.
“Any woman that exercises her will is haraam,
absolutely haraam, and is
conspiring against Islam and the Ummah,
whereas those women who are totally subservient can reach the status of
being makrooh.” (“Possiamo dividere tutte le donne del mondo in due categorie
distinte: quelle che sono haraam e
quelle che sono makrooh. La
differenza tra haraam e makrooh è che la prima categoria è
categoricamente proibita, mentre la seconda è indesiderabile. Shirani ha
aggiunto che le donne possono essere promosse alla categoria makrooh. «Ogni donna che esercita la sua
volontà è haraam, assolutamente haraam e come tale cospira contro l’Islam
e la Ummah, mentre le donne che sono
totalmente sottomesse possono raggiungere lo stato di makrooh”).
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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