17 aprile 1975: i Khmer Rossi entrano a Phnom Penh. Termina la guerra in
Cambogia. Tredici giorni prima della caduta di Saigon, i Khmer Rossi
conquistano la capitale cambogiana. Pol Pot utilizzerà anche questo vantaggio
cronologico per dimostrare, dopo il 1976,
la superiorità della rivoluzione di Kampuchea Democratica nei confronti degli
odiati Youn (i viet). La popolazione di Phnom Penh, durante i 5 anni di guerra,
si era gonfiata a dismisura raggiungendo i 2 milioni di abitanti, la maggior
parte dei quali contadini senza casa e senza lavoro, fuggiti dal conflitto che
si combatteva nelle campagne. Mantenere una simile massa di persone (che non
produceva e non lavorava) poteva essere sostenuto solo con l'aiuto di un
complicato e costosissimo ponte aereo che, dalla capitale thailandese Bangkok,
portava riso e generi di prima necessità a Phnom Penh. Venendo a mancare
improvvisamente questa risorsa alimentare, il nuovo regime si trovò costretto a
evacuare la popolazione dalle città per trasferirle in campagna. A differenza
di quanto viene detto, non tutti gli abitanti di Phnom Penh vennero evacuati
immediatamente nelle prime ore dopo la fine della guerra. Molti di loro
restarono in città ancora per diverse settimane in attesa di poter essere
trasferiti nei villaggi di campagna. La massa di persone trasferita dopo poche
ore dall'entrata delle truppe Khmer Rosse abitavano nei quartieri controllati
dalle truppe fedeli a Pol Pot, mentre negli altri quartieri le truppe, meglio
organizzate e ordinate, fedeli a Khieu Samphan e Hu Nim e Hou Youn
organizzarono un esodo meglio coordinato e meno violento.
Questa è la traduzione dell'inno che, a partire dal 1976, diverrà l'inno nazione di Kampuchea Democratica
Sangue scarlatto inonda le città
e le pianure della Kampuchea, la nostra Patria.
Sangue dei nostri tenaci lavoratori, dei contadini,
dei combattenti e delle combattenti rivoluzionarie.
Quel sangue produsse un'ira terribile e il coraggio
di lottare strenuamente.
Il 17 aprile, sotto la bandiera della Rivoluzione, quel sangue ci ha liberati
dalla schiavitù.
Hurrà! Hurrà! Glorioso 17 aprile!
Grandiosa vittoria ancor più maestosa
dell'era di Angkor!
Ci uniamo per costruire una Kampuchea con
una nuova società migliore, democratica, egualitaria
e giusta. Seguiamo la strada verso la definitiva
indipendenza. Giuriamo di difendere ad ogni costo
la nostra Madrepatria, la nostra bella terra, la nostra
grande Rivoluzione!
Hurrà per la nuova Kampuchea, la splendida
e democratica terra dell'abbondanza! Giuriamo di tenere alta
e sventolare la bandiera rossa della Rivoluzione.
Renderemo la nostra Nazione la più prospera,
grande e bella di tutte!
Questa è la traduzione dell'inno che, a partire dal 1976, diverrà l'inno nazione di Kampuchea Democratica
Sangue scarlatto inonda le città
e le pianure della Kampuchea, la nostra Patria.
Sangue dei nostri tenaci lavoratori, dei contadini,
dei combattenti e delle combattenti rivoluzionarie.
Quel sangue produsse un'ira terribile e il coraggio
di lottare strenuamente.
Il 17 aprile, sotto la bandiera della Rivoluzione, quel sangue ci ha liberati
dalla schiavitù.
Hurrà! Hurrà! Glorioso 17 aprile!
Grandiosa vittoria ancor più maestosa
dell'era di Angkor!
Ci uniamo per costruire una Kampuchea con
una nuova società migliore, democratica, egualitaria
e giusta. Seguiamo la strada verso la definitiva
indipendenza. Giuriamo di difendere ad ogni costo
la nostra Madrepatria, la nostra bella terra, la nostra
grande Rivoluzione!
Hurrà per la nuova Kampuchea, la splendida
e democratica terra dell'abbondanza! Giuriamo di tenere alta
e sventolare la bandiera rossa della Rivoluzione.
Renderemo la nostra Nazione la più prospera,
grande e bella di tutte!
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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