La
liberazione di Aung San Suu Kyi, salutata da migliaia di suoi sostenitori, apre
un nuovo capitolo nella politica birmana. Nella sua prima conferenza stampa,
Suu Kyi ha cercato di ribadire i suoi concetti ideologici che hanno creato le
fondamenta del movimento democratico, ma ha anche mostrato segni di
ammorbidimento su piu’ fronti che ad alcuni suoi sostenitori non sono piaciuti.
Parlando di riconciliazione nazionale, la Lady ha espresso il desiderio di
incontrare Than Shwe, il numero uno dei militari e burattinaio della politica
dittatoriale birmana. Gia’ in passato (nel 1994 e nel 2002), Aung San Suu Kyi e
Than Shwe avevano dialogato, ma in entrambe i casi il generale non era ancora
l’indiscusso capo dei vertici militari. Occorrera’ inoltre attendere se, come
alcuni analisti affermano, il nuovo gioveno prevedera’ un diverso assetto
politico dei militari, assegnando a Than Shwe e Maung Aye posti puramente
onorifici per terminare in tranquillita’ la loro vecchiaia. “Dialogare con
Than Shwe? Come puo’ Aung San Suu Kyi solo pensare che si possa parlare
seriamente con un uomo simile?” mi dice Htet Thaung, impiegata presso un
centro linguistic privato.
Anche il
commento nei confronti della Cina, di cui, secondo Suu Kyi ”non c’e’ alcuna evidenza che stia
derubando di risorse naturali il Paese”
ha deluso e sorpreso i suoi aficionados. La Cina e’ da sempre
considerato il principale sostenitore dei generali birmani. Aung San Suu Kyi ha
comunque voluto lanciare un intelligente segnale di riappacificazione verso
Pechino. Sa benissimo che, piu’ che ai movimenti occidentali, il governo
birmano e’ molto piu’ attento ai consigli della Cina e dell’India. La Signora
ha quindi cominciato gia’ dalle prime ore dopo il suo rilascio a rilanciare il
suo nuovo lifting politico. La sua intransigenza, infatti, aveva fatto perdere
troppi pezzi al suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia e sempre da
piu’ parti si erano levate voci di insofferenza verso una ledership che non
lasciava alcuno sbocco al movimento. “Ho visto un’altra Aung San Suu Kyi” spiega Kaung Myat Moung, ventenne militante
dell’LND, “Il suo aspetto e’ invecchiato parecchio, ma anche il suo modo di
parlare alla gente, e i suoi progetti politici sembrano mutati. L’Aung san Suu
Kyi di oggi, sembra piu’ realistica, meno utopista. E’ questa la leader che
vogliamo.”
Una delle
prime mosse che deve fare Aung San Suu Kyi e’ quella di ricucire i vari rami
politici fuoriusciti in questi anni dalla Lega Nazionale per la Democrazia. Il
National Democratic Force, il partito presentatosi alle elezioni nonostante la
dirigenza della Lega avesse deciso di non partecipare, ha guadagnato 16 seggi
al parlamento. Bisognera’ vedere se le due forze democratiche, assieme agli
altri movimenti antigiunta, coopereranno e fino a che punto. E’ sintomatico,
comunque, che Aung San Suu Kyi non abbia ancora ribadito ufficialmente la
volonta’ di investigare sui brogli elettorali perpetrati durante le recent
elezioni dalla Commissione Elettorale filogovernativa. Infine, Suu Kyi ha
espresso la volonta’ di indire una Conferenza Panglong II, seguendo quella
fatta da suo padre nel 1947 per verificare le istanze etniche e cercare di
raggiungere una soluzione pacifica di un conflitto che dura ormai da piu’ di
sessant’anni. Le varie leadership etniche hanno accolto la proposta con
freddezza: “Pagalong e’ stata un tragico disastro per noi. Non vogliamo ripeterla.
Se questo e’ l’atteggiamento di Aung San Suu Kyi verso le nostre richieste,
diciamo subito di no.” spiega per telefono un rappresentante dell’etnia
Kachin, che ha pronto sul piede di guerra un esercito di 8.000 soldati armati.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
Nessun commento:
Posta un commento