I nordcoreani che stanno
omaggiando il Caro Leader Kim Jong Il nel freddo clima di Pyongyang, hanno
ricevuto tazze di acqua calda per riscaldarsi: i media locali hanno specificato
che la distribuzione è stata espressamente voluta da Kim Jong Un come segno di
riconoscenza verso il proprio popolo. In un paese come la Corea del Nord, dove
ogni parola, ogni azione, ogni atteggiamento è attentamente studiato per
sottintendere risvolti politici e diplomatici, è emblematico che il primo gesto
del nuovo leader designato, si rifaccia all’ultima volontà del padre. Prima di
morire, infatti, Kim Jong Il, avrebbe dato ordine di distribuire pesce alla
popolazione della capitale; il gesto di Kim Jong Un, quindi, non vuole essere
solo un esempio di empatia verso i cuoi sudditi, ma una chiara dichiarazione di
continuità politica. E non poteva essere altrimenti, almeno per i primi mesi.
Subito dopo i funerali del Caro Leader, la Corea del Nord entrerà nel periodo
più celebrato del secolo: il centesimo anniversario della nascita del Grande
Leader e fondatore della patria, Kim Il Sung, che culminerà nell’aprile 2012.
Fino ad allora non ci saranno scossoni nell’apparato statale: tutta la nazione
sarà infatti impegnata nelle celebrazioni e la leadership, conscia di essere
sotto i riflettori internazionali, dovrà mostrarsi unita e determinata nel
confermare la promessa di creare una Corea del Nord “prospera e forte”. Certo è
che, viaggiando nelle campagne, si fatica a credere alla propaganda del
partito: i villaggi agricoli al di fuori delle cooperative modello fatte
visitare alle delegazioni straniere, mostrano tutta la loro debolezza strutturale.
La mancanza di un’adeguata rete di trasporti vanifica, in gran parte, i
cospicui raccolti di cereali e crea livelli di vita fortemente discrepanti tra
regione e regione. Le famiglie che abitano nelle aree di produzione agricola
hanno un tenore di vita dignitoso e sicuramente migliore di quanto fosse alla
fine degli anni Novanta, quando Kim Jong Il è salito al potere, mentre per chi
vive nelle zone più isolate, il grado di benessere è ancora sotto la media
nazionale, anche se la mortalità per denutrizione è ormai quasi del tutto
scomparsa. Al confine tra la provincia di Hamgyon-Namdo e Yanggand-do, la neve
è già alta ma poche sono le case adeguatamente riscaldate ed il cibo è
razionato. Qui una famiglia media mangia una razione di mais con qualche verdura;
la carne viene distribuita solo in occasioni speciali. Le scuole, un tempo
fiore all’occhiello del regime, sono per la maggior parte del tempo, chiuse e
gli ospedali mancano di medicine e di elettricità. Tutto questo ha incrementato
la distanza tra ricchi e poveri, che si è resa ancora più evidente con la
riforma monetaria del 30 novembre 2010 grazie alla quale 100 vecchi won oggi ne
valgono uno. La nuova moneta, intesa a rallentare la diffusione del mercato
nero, ha in realtà favorito gli speculatori nordcoreani e impoverito la
popolazione rurale. Il risultato è che nell’inverno scorso si sono registrate
le prime manifestazioni contro il regime. Pyongyang ha risposto con una certa
pacatezza, evitando di reprimere le mobilitazioni e rimuovendo dai vertici di
comando periferici i quadri di partito considerati più corrotti, cogliendo
l’occasione per rimpiazzarli con membri considerati fedeli a Kim Jong Un e
rafforzarne la successione.
Kim Jong Un dovrà
comunque sudarsela, questa eredità. A differenza di suo padre, che è succeduto
a Kim Il Sung a 52 anni dopo 14 anni di gavetta politica, il nuovo leader non
ha ancora trent’anni e sino a pochi mesi fa era del tutto sconosciuto sulla
scena nazionale e internazionale. Con tutta probabilità sarà lo zio acquisito
Jang Song Taek, marito della sorella di Kim Jong Il, Kim Kyong Hui, a
“proteggerlo” dai più navigati gerontocrati del partito e dell’esercito. La Tv
di stato nordcoreana, ha mostrato per la prima volta Jang Song Taek, già numero
due del partito sotto Kim Jong Il, con la divisa da generale rendere omaggio al
defunto Caro Leader. Un segno che la politica seongun jeongchi (prima i militari) voluta dal Caro Leader,
continuerà. Questo non significa che i Colloqui a Sei, interrotti nel 2008 e in
procinto di essere rivitalizzati sotto Kim Jong Il, non ripartiranno: il nuovo
leader ha voluto solo rassicurare le forze armate che continueranno ad avere un
ruolo predominante nella vita del paese. Il traguardo di una Corea del Nord
nucleare in grado di arrivare al tavolo delle trattative con gli Stati Uniti in
posizione di forza per mutare l’armistizio del 1953 in un vero e proprio
trattato di pace, sarà sempre una delle priorità del nuovo governo.
©
Piergiorgio Pescali
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