In
Norvegia il nervo centrale del sistema di giustizia è basato sulla
riabilitazione del colpevole nella società. La filosofia del recupero ha dato
ottimi risultati, con un tasso di recidività solo del 20% ed il primo ministro
Jens Stoltenberg ha ribadito che, anche nel caso di Breivik, il governo non
interverrà per cambiare l’iter giudiziale affermando che “è importante
garantire la separazione tra potere legislativo e giudiziario”. In questo
modo l’attentatore di Utoya rischia al massimo 21 anni di carcere, che
potrebbero essere portati a 30 se l’accusa venisse cambiata in crimini contro
l’umanità. Ci sarebbe anche la possibilità, mai applicata sino ad oggi, che il
tribunale riveda la sentenza ogni 5 anni, allungando così la pena detentiva.
L’importanza del rispetto dei diritti della persona che viene sancito nella
Costituzione norvegese, è ribadito anche nei confronti di Anders Breivik: “Dobbiamo
prenderci cura di lui in un modo umano” ha detto Knut Bjarkeid, direttore
della prigione di Ila, dove è detenuto in regime di isolamento Breivik. Per
altre 4 settimane gli sarà vietato l’accesso ai media, ai giornali e non potrà
ricevere lettere. Entro la fine dell’anno, secondo il Pubblico Magistrato
Tor-Aksel Busch, saranno formulate le accuse a carico di Breivik, mentre il
processo inizierà nel 2012.
© Piergiorgio Pescali
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