Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Taiwan - Ciclone Morakot (Agosto 2009)

Dopo due giorni di isolamento completo, il minuscolo villaggio di Hsiaolin, nella provincia meridionale di Kaohsiung, è stato finalmente raggiunto dai soccorsi. Troppo tardi, comunque: per quasi quattrocento abitanti del minuscolo paesino agricolo di montagna non c` é stato più nulla fare. I seicento superstiti (il paesino contava mille abitanti in tutto) hanno potuto solo scavare a mani nude traendo in salvo i feriti che si trovavano più vicini alla superficie. Hsiaolin si trova in un`area agricola isolata nella catena dei monti Chung Ang, all`interno di Taiwan, una zona relativamente arretrata rispetto al resto del Paese. I ripidi pendii su cui si abbarbicano i villaggi, rappresentano un`attrazione turistica per molti taiwanesi del nord e della capitale, ma il selvaggio disboscamento causato dalla necessità di procurarsi terreni da coltivare, ha già causato numerose frane nel passato. Il tifone Morakot, che nei soli due giorni di sabato e domenica 8 e 9 agosto ha rilasciato una quantità di pioggia solitamente ricevuta in un anno intero, ha reso il terreno estremamente instabile, causando la terribile frana che ha sepolto l’intero villaggio. Le organizzazioni ambientaliste avevano già avvertito il governo del pericolo del dissennato disboscamento in atto nella regione: i ripidi pendii, non più trattenuti dalle radici degli alberi che una volta ricoprivano l`area, avrebbero potuto cedere se avessero assorbito più acqua del normale. A rallentare i soccorsi, giunti solo due giorni dopo lo smottamento, ha contribuito proprio il tifone Morakot, che ha distrutto trentaquattro ponti e interrotto le strade verso sud in duecentocinquantre punti diversi, causando danni per novecentodiecimilioni di dollari. La posizione isolata del paese di Hsiaolin, che normalmente si trova a due ore di macchina da Jongkang, la città più vicina, ha ulteriormente complicato la logistica dei soccorsi. Persino gli elicotteri dell`esercito hanno faticato a trasportare i primi generi di conforto a causa delle condizioni atmosferiche e dell`orografia del terreno. Proprio per l’isolmento del paesino colpito, molto probabilmente non ci sarà alcuna ricostruzione: il governatore della contea di Kaohsiung, Yang Chiu hsing, ha già proposto che sul luogo delle centosettanta case distrutte venga costruito un memoriale. I trentottanta morti di Hsiaolin hanno scosso tutta la nazione ed è facile che la disorganizzazione nel prestare aiuto alle vittime diventerà tema per l’opposizione nelle prossime elezioni amministrative in programma alla fine di quest’anno.

© Piergiorgio Pescali

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