Dal 29 maggio 2008 il Nepal è una repubblica. La dinastia Shah, di cui re Gyanendra è stato l’ultimo rappresentante, ha dominato il paese per 240 anni dopo averlo portato, nel 1768, all’unificazione. Poco prima, nel 2001, un massacro compiuto da principe Dipendra, che uccise l’intera famiglia reale in un eccesso d’ira, preconizzò la fine di un regno già agonizzante. La democrazia, ancora traballante, ha permesso al paese di ricevere aiuti dall’estero, ma il paese deve ancora trovare propri equilibri interni ed esterni. Dal 1990 si sono succeduti 18 governi, mentre il Parlamento è costellato da una ridda di 26 partiti. Confinando per 1236 chilometri con la Cina e 1690 con l’India, i 147.000 chilometri quadrati del Nepal, ricchissimi di acque e, potenzialmente, di energia ideoelettrica, sono un piatto appetitoso per i due giganti asiatici, sempre in cerca di materie prime per le loro economie. L’India è il principale partner commerciale, importando il 70% dei prodotti nepalesi. I 29 milioni di abitanti, per l’80% hinduisti e l’11% buddisti, sono divisi in una trentina di etnie, ognuna con propria lingua. Solo il 17% della popolazione vive nelle grandi città e questo spiega come mai il 76% della forza lavoro è dedito all’agricoltura. Il turismo è un importante voce nell’economia, ma ben poco di ciò che viene speso in questo campo, raggiunge la popolazione, che continua a rimanere una delle più povere del continente.
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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