Il 23 maggio, nella chiesa dell’Assunzione di Patan, nei pressi di Kathmandu, un’esplosione avvenuta durante la messa domenicale, uccise tre persone. Abbiamo intervistato il vescovo di Kathmandu, Anthony Sharma pochi giorni dopo l’accaduto:
-Il Nepal non ha mai conosciuto il conflitto religioso. Cosa sta accadendo?-
-Il Nepal non sta cambiando. La tolleranza religiosa è sempre e continua ad essere un perno nella società nepalese.-
-Il National Defense Army, un gruppo estremista hinduista, ha rivendicato l’attentato. Come mai proprio contro la Chiesa cattolica?-
-Non si conosce a fondo questo gruppo. Non è mai stato presente prima d’ora sulla scena religiosa, anche se lo scorso anno lo stesso gruppo ha rivendicato l’uccisione di un salesiano. Sono comunque convinto che si tratta di un minuscolo gruppo, forse preoccupato per le opere di impronta sociale che svolgiamo nel Paese.-
- A parte questo episodio, non avete mai avuto problemi con gruppi politici militanti? Avete lavorato nelle zone maoiste durante la guerra civile-
-Nessun problema. Noi abbiamo uffici della Caritas e cappelle, preti praticamente in tutte le regioni. Abbiamo lavorato assieme a tutti, compresi i maoisti, che ci hanno mostrato riconoscenza per il lavoro svolto.-
-Il governo maoista di Prachanda si è intromesso negli affari religiosi della chiesa cattolica?-
-Assolutamente no. Anzi, diversi ministri, che conosco personalmente, hanno avuto parole di elogio per noi ed hanno espresso l’auspicio che i nostri programmi sociali possano espandersi.-
- Avete rapporti con le altre confessioni nepalesi?-
-Sì, anche se solo a livello informale. Mi invitano spesso alle loro cerimonie e noi facciamo lo stesso con loro. A Natale, ad esempio, un gruppo di preti induisti sono intervenuti in chiesa. A mia volta io ho partecipato a diversi incontri.-
© Piergiorgio Pescali
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