Dominique Lapierre, di recente in Italia per promuovere il suo libro Un dollaro mille chilometri, è uno degli scrittori più impegnati nell’aiuto agli emarginati dell’India. Amatissimo dal pubblico italiano (una delle navi dispensari in funzione nel delta del Gange si chiama Città di Lecco e Torino), le sue conferenze riscuotono sempre un grande successo di pubblico. Lapierre, rispondendo ad alcune nostre domande, ha espresso il suo parere sul futuro del paese che tanto ama: l’India.
I personaggi descritti nei suoi libri, hanno commosso ed emozionato milioni di persone. Però, per molti suoi lettori, questa commozione non si è trasformata in sdegno verso la politica che l’Occidente e le multinazionali attuano nei confronti del Terzo Mondo. Anche l’intolleranza verso il prossimo, portatore di diversi valori culturali e religiosi, sta aumentando. Come si può conciliare questa chiusura con la lettura appassionata e partecipata di Dominique Lapierre?
Io non ho altra pretesa che di raccontare una storia scaturita da una ricerca sul campo che può durare anche tre o quattro anni. I miei libri descrivono un racconto imperniato su un momento storico o su un avvenimento del nostro tempo come, ad esempio, è stata la tragedia di Bhopal. Sta poi al lettore farsi un’opinione di quello che legge. Io credo che tutti i miei libri siano occasione di indignazione, ma non sono un attivista, sono uno scrittore che apre il suo cuore sui grandi avvenimenti del suo tempo.
Il prossimo Social Forum si terrà in India. Quali nuovi problemi, prospettive, obiettivi potranno sorgere rispetto agli altri Social Forum che si sono svolti in precedenza?
E’ interessante che un grande Paese come l’India, popolato da un miliardo e cento milioni di uomini, la seconda nazione al mondo, accolga questo Forum. L’India è un Paese che da alcuni anni sta conoscendo un progresso straordinario, ma il mio problema, la mia inquietudine è che tutte le cose positive che possono arricchire una nazione, possono anche essere prodotte a scapito dei più poveri. L’India è un Paese dove, ancora oggi, ogni sera 400 milioni di abitanti si coricano per dormire con lo stomaco vuoto.
Essere poveri ed al tempo essere indipendenti è praticamente impossibile. Come fare per spezzare le catene della povertà, rendere indipendente l’uomo e quale è la sfida che l’Occidente dovrà affrontare nel prossimo secolo?
Credo che la più grande sfida sia quella di riuscire a condividere maggiormente la ricchezza accumulata in Occidente, con i Paesi poveri evitando che i più ricchi diventino sempre più ricchi e i più poveri sempre più poveri. Credo che noi occidentali abbiamo una grande generosità, ma il problema maggiore è creare strutture che riescano a distribuire equamente i prodotti di questa nostra generosità. La piccola organizzazione umanitaria che ho fondato, lavorando in completa trasparenza riesce a convogliare gli aiuti provenienti da Paesi ricchi, come l’Italia, verso i più poveri migliorando sensibilmente le loro condizioni di vita.
© Piergiorgio Pescali
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