Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

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Crolla miniera in Cina

Una fuga di idrogeno solforato, sprigionatosi a causa di una trivellazione errata dal giacimento gassoso di Chuandongbei, nella contea di Kaixian, 320 chilometri dalla città di Chongqing, ha causato la morte di 191 persone, tra cui 39 bambini al di sotto dei 10 anni e 46 uomini al di sopra dei 60 anni. L’intera popolazione abitante in un raggio di 5 chilometri dal disastro, circa 41.000 persone per la maggioranza contadini, è stata evacuata ed ora è ospitata in accampamenti di fortuna, scuole ed edifici pubblici. Venerdì erano ancora ricoverati negli ospedali della regione 750 pazienti, mentre altre 10.000 vittime sono tutt’ora curate nei centri di primo soccorso e nei dispensari. La CCTTV, la TV di stato, ha mostrato ricoverati con irritazioni agli occhi e all’apparato respiratorio. Una zona di 25 kmq è stata interdetta a chiunque non faccia parte delle squadre di soccorso, ma alcune testimonianze di abitanti raccontano di interi villaggi deserti e carcasse di animali sparse nei campi, nelle stalle e lungo le strade. Il giornale locale Chongqing Morning Post, ha pubblicato l’intervista ad un contadino di 41 anni, Liao Yong He, che abita nel paesino di Xiaoyang, a poche centinaia di metri dal luogo del disastro. Liao Yong He ha raccontato di aver udito un forte sibilo, seguito immediatamente da una colonna di gas scuro alta una trentina di metri accompagnata da puzza di uova marce, tipico odore dell’idrogeno solforato. Migliaia di uomini, suddivisi in 82 squadre di soccorso e dozzine di automezzi dei vigili del fuoco e autoambulanze, si sono riversati nella zona, ma solo nella giornata di mercoledì sono riusciti a raggiungere il pozzo e a dar fuoco al gas per decomporlo e limitare gli effetti tossici. «Appena siamo entrati nell’area colpita dal disastro, ci siamo trovati dinnanzi ad immagini apocalittiche: lungo le strade cadaveri di uomini e bambini intenti a scappare, altri ancora li abbiamo trovati stesi sui loro letti, colpiti dal gas mentre dormivano» ha raccontato all’agenzia di stato Xinhua uno dei soccorritori. La cifra di 191 morti, aggiornata a venerdì, sembra che sia destinata ad aumentare, visto che molti famigliari mancano all’appello ed alcuni pazienti ricoverati negli ospedali versano in condizioni critiche. Un funzionario del Dipartimento per la Protezione Civile di Chongqing ha affermato che solo nella giornata di venerdì hanno cominciato ad affluire nella zona quantitativi soddisfacenti di aiuti: acqua potabile, medicine, alimenti, brandine, coperte. Wu Jianong, vice sindaco di Chongqing, pressato dalle domande dei giornalisti ha affermato che «Le operazioni di aiuto e di evacuazione sono state rallentate a causa delle strade dissestate. Solo una strada asfaltata collega la zona colpita con la cittadina di Gaoqiao, 60 km a nordest».
Le operazioni di chiusura del pozzo, in un primo tempo programmate per venerdì 26 dicembre, sono state posticipate di 24 ore, ufficialmente per permettere alle squadre della Protezione Civile di aiutare con maggiore dedizione gli sfollati. Qian Zhijiavice, direttore del giacimento di Chuandongbei, ha spiegato che i tecnici della China National Petroleum Corporation, la compagnia di stato a cui appartiene il pozzo, «cercheranno di impedire al gas di fuoriuscire dal sottosuolo pompando 260 metri cubi di cemento e provocando smottamenti del suolo».
Nel frattempo avanzano le polemiche: ci si chiede come mai le autorità abbiano aspettato ben tre giorni, prima di dare notizia dell’incidente, comunicato solo giovedì 25 dicembre, rallentando in questo modo le operazioni di soccorso. Le condizioni precarie in cui sono costretti a lavorare i cinesi, in particolar modo nelle miniere, hanno causato nei primi 11 mesi del 2003, 120.000 morti sul lavoro, mentre le associazioni ambientaliste, che da anni denunciavano la pericolosità delle perforazioni effettuate con tecniche obsolete e prive di sistemi di sicurezza, ora si preoccupano degli altri 13 pozzi presenti nella contea di Kaixian. Le tonnellate di gas fuoriuscite dal giacimento di Chuandongbei, si trasformeranno in acidi che, una volta depositati sul suolo, lo renderanno sterile e inquinato, impedendo alle decine di migliaia di contadini di riprendere la loro vita.

© Piergiorgio Pescali

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