Un disastro ecologico ed umano di enormi proporzioni. Questo è quanto si profila dalle prime testimonianze che provengono dalla contea di Kaixian, dove sorge il giacimento gassoso di Chuandongbei da cui, dalla notte di martedì 22 dicembre, continua a fuoriuscire ininterrottamente una colonna di gas idrogeno solforato. I primi soccorritori raccontano di immagini raccapriccianti: «corpi di uomini, donne, bambini che giacciono inermi sulle strade mentre cercavano la fuga o semplicemente abbandonati nei loro letti, colti dal gas mentre dormivano» ha detto un pompiere all’agenzia di stampa Xinhua. Sarebbero 191 i morti per questo incidente, causato, a quanto sembra, da una perforazione errata del sottosuolo. Di questi, 39 sono bambini al di sotto dei 10 anni e 46 adulti sopra i 60. Il conteggio delle vittime sembra comunque destinato a salire, visto che molti dei 41.000 sfollati della zona lamentano di non saper nulla dei famigliari e che dei 750 ricoverati negli ospedali regionali, alcuni versano in gravi condizioni. La televisione di stato cinese, la CCTV, ha mostrato alcuni pazienti con irritazioni agli occhi e agli apparati respiratori. Un’area pari a 25 chilometri quadrati è stata completamente evacuata, ma il tanfo di uova marce, l’odore caratteristico dell’idrogeno solforato, si sente per decine di chilometri attorno al pozzo. Le 82 squadre di soccorso, appoggiate da mezzi dell’esercito, ambulanze e vigili del fuoco, sono riuscite a raggiungere il pozzo solo nella giornata di mercoledì, dando fuoco alla colonna di gas in modo da dissociare l’idrogeno solforato e diminuirne la tossicità. Le operazioni di chiusura del canale di uscita del gas inizieranno solo nella giornata di sabato, dopo essere state più volte posticipate ufficialmente per permettere ai soccorsi di occuparsi degli sfollati. Il direttore del giacimento di Chuandongbei, Qian Zhijiavice, ha spiegato che i tecnici della China National Petroleum Corporation, la compagnia statale a cui è stata data la concessione di trivellare l’area, ««cercheranno di impedire al gas di fuoriuscire dal sottosuolo pompando 260 metri cubi di cemento e provocando smottamenti del suolo».
Ma accanto alla colonna di gas, divampano anche le polemiche. In particolare ci si chiede per quale ragione le autorità locali abbiano voluto aspettare ben 48 ore prima di denunciare il disastro, ritardando l’organizzazione di soccorsi. Uno stesso funzionario del Dipartimento della Protezione Civile, che ha voluto mantenere l’anonimato, ha affermato che quantitativi soddisfacenti di aiuti alimentati, medicinali, coperte, acqua potabile e brandine, hanno cominciato ad affluire solo nella giornata di venerdì, costringendo migliaia di contadini ad arrangiarsi in accampamenti di fortuna sotto temperature gelide che di notte scendono sotto lo zero. Wu Jianong, vice sindaco di Chongqing, sotto la pressione delle domande dei giornalisti ha cercato di giustificare l’operato dell’amministrazione dicendo che «le operazioni di aiuto e di evacuazione sono state rallentate a causa delle strade dissestate. Solo una strada asfaltata collega la zona colpita con la cittadina di Gaoqiao, 60 km a nordest».
Il disastro di Chuandongbei ha riproposto l’annoso problema della sicurezza negli ambienti di lavoro cinesi: sono 120.000 i lavoratori morti sul lavoro nei primi undici mesi del 2003. Infine, l’incidente di Chuandongbei causerà un disastro ambientale enorme per la zona: la dissociazione dell’idrogeno solforato formerà anidride solforosa che ricadrà al suolo acidificando il terreno e rendendolo praticamente inutilizzabile per anni. E in una zona abitata principalmente da contadini, questo segnerà la miseria per migliaia di essi.
© Piergiorgio Pescali
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