Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Sviluppo alla coreana o alla giapponese per l'economia nordcoreana?

Lenin affermava che la fase successiva dello sviluppo naturale del capitalismo, sarebbe stato l’imperialismo, con la continua ricerca di nuovi mercati in cui produrre e smerciare i propri prodotti. Pensate ad un mondo dove le ultime nicchie disponibili, siano quasi tutte occupate e rimangano solo pochi spazi vuoti, ultimi residui di territori immuni dal contagio consumista e capitalista. Una volta che anche queste aree decidessero di aprirsi al mercato libero è “naturale” che le aziende cerchino di accaparrarsi la loro lauta fetta di potenziali consumatori o di manodopera a basso costo.
Questo è esattamente ciò che sta accadendo in Corea del Nord. I segni, sempre più evidenti ed inequivocabili, di una remissione del sistema economico ad indirizzo socialista verso uno ad economia mista, ha scatenato una guerra tra chaebol sudcoreani e multinazionali giapponesi.
I primi, in quanto coreani, si arrogano il diritto di entrare per primi nel Paese ora definito senza mezzi termini “fratello”, mentre i nipponici puntano sulla loro forza tecnologica ed organizzativa e sui legami economici internazionali nell’area del Pacifico.
La Repubblica Democratica e Popolare di Corea sta quindi trasformandosi in un nuovo Far West asiatico, dove ai due principali contendenti, se ne sommeranno presto altri.
La statunitense Aurora Partners, ad esempio, ha già colto l’opportunità offertale dal ritiro delle disposizioni dell’embargo verso Pyongyang, per investire capitali nello sfruttamento delle miniere di magnesio.
Al Koryo Hotel di Pyongyang incontro una delegazione di uomini d’affari giapponesi. Sono qui per sondare il terreno in previsione di futuri investimenti nel Paese.
-L’industria giapponese può competere con la concorrenza cinese, coreana, taiwanese, indonesiana, malese solo migliorando costantemente la qualità dei propri prodotti- confessa Nobuyoshi Umezawa, il capo delegazione; -Qui in Nord Corea abbiamo scoperto un potenziale di produttività elevatissimo con livelli qualitativi nettamente superiori a quelli riscontrabili in altri Paesi asiatici.-
I sudcoreani, allarmati da questo interesse del Sol Levante, fanno leva sulla storia, sapendo quanto sensibile sia il governo di Kim Jong Il in questo campo: -Apparteniamo ad uno stesso popolo, abbiamo condiviso secoli e secoli di storia, il dramma della colonizzazione giapponese, parliamo la stessa lingua. Cinquant’anni di divisioni non possono far dimenticare un passato millenario. Nord e Sud potranno solo guadagnare entrambi da una collaborazione senza interferenze esterne.- controbatte Bae Ie Dong, dell’Ufficio Relazioni Internazionali della Federazione delle Industrie Coreane, nella capitale del Nord per conto del Ministero dell’Industria di Seoul.
La tattica di Bae Ie Dong sembra funzionare e nelle Zone di Libero Scambio sono già una decina le ditte del Sud che hanno propri impianti industriali produttivi, mentre la Hyundai, il cui fondatore Chung Ju-yung non ha mai dimenticato il suo paese natale situato a nord del 38° parallelo, fa la parte del leone con insediamenti turistici nella regione di Kumgang.
Il grosso enigma che si presenta alla Corea del Nord di oggi, è come far fronte a questo massiccio afflusso di capitali stranieri, di cui non può più fare a meno, mantenendo al tempo stesso un Paese socialmente e ideologicamente coerente con la dottrina del Juche. E’ inevitabile che una delle due forze in contrapposizione, capitalismo e Juche, debba soccombere, o sopravvivere adeguandosi all’altra. Ma quale sarà?
-Non penso che la Corea del Nord torni ad essere la nazione che abbiamo conosciuto per 50 anni.- profetizza Toshifumi Suzuki, vice Direttore del Keidanren, l’Associazione degli Industriali Giapponesi; -Le forze messe in moto dalla politico di Kim Jong Il sono ormai inarrestabili e sono nettamente indirizzate verso l’abbandono dell’economia socialista.-
Il futuro economico e sociale del Paese dipenderà anche dalla bandiera delle industrie a cui Pyongyang concederà l’accesso. Una predilezione per le compagnie del Sud Corea, come è più probabile che sia, garantirà alla società un graduale adattamento a nuove metodologie di lavoro e a nuovi ritmi, evitando sconquassi alla russa o tracolli alla Germania Est. Se poi, a capo di queste compagnie ad indirizzo capitalista, ci sono manager che guardano con favore la dirigenza di Pyongyang, come è il caso della Hyondai, tanto di guadagnato.
Più difficile, ed anche improbabile, l’inserimento dell’economia nordcoreana all’interno di una realtà industriale giapponese. In questo caso, oltre all’incompatibilità manageriale, subentrano ostacoli psicologici non indifferenti. La presenza di capitali nipponici, sarebbe vista come un nuovo tentativo di colonizzazione, come ha fatto notare Bae Ie Dong. Inoltre, mentre le relazioni tra Sud e Nord sono alquanto migliorate dopo l’ascesa alla Casa Blu di Kim Dae-jung, quelle con Tokyo segnano il passo.
E con l’incalzare degli eventi, il tempo è determinante. E, una volta tanto, il tempo gioca a favore della Corea. Quella unita.

© Piergiorgio Pescali

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