Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa
FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

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Religione in Corea del Nord (1996)

E’ opinione diffusa che nei paesi ad indirizzo socialista le attività connesse con la religione siano del tutto proibite e, spesso, soppresse con la brutalità. Eppure, per quanto ortodosso sia il sistema, qualche spiraglio viene sempre concesso. La Costituzione nordcoreana, sebbene non aiuti e non incoraggi alcun tipo di culto, lascia al cittadino la libertà di scelta religiosa.
Lo stesso Kim Il Sung, già nel lontano 1936, affermò che “è irragionevole pretendere che (i credenti) abbandonino in un sol giorno il credo religioso radicatosi in loro nel corso di lunghi anni”. A Myohyangsan, nel nord del Paese, il monastero buddhista di Pohyon, risalente all’XI secolo, è retto da un monaco che segue i fedeli provenienti dai villaggi circostanti. Nella Taeung Hall, la principale sala del complesso, le statue dei Buddha nelle diverse posture, accolgono i visitatori tra il profumo emanato dai fili di fumo che si innalzano dai bastoncini d’incenso accesi dai credenti. La guida che ci accompagna, che porta una spilla con l’effigie di Kim Il Sung sul petto, dimostra di conoscere piuttosto bene le basi teologiche del buddhismo, anche se il suo dichiarato ateismo le impone di riscrivere il tutto in una chiave che, pur rispecchiando la realtà, esalta alcuni aspetti trascurandone altri altrettanto importanti.
Ad un attento osservatore non sfuggirà di certo, inoltrandosi per i sentieri montani di Myohyangsan o di Kumgansan, la presenza di numerosi monasteri, templi, eremi, oggi adibiti a case di ristoro o bivacchi. Queste costruzioni dimostrano quanto in passato fosse presente nel Paese la tradizione religiosa buddhista. Paradossalmente, a sradicare questa parte culturale del pathos nordcoreano, ha contribuito l’accanimento con cui i bombardieri statunitensi hanno raso al suolo le città ed i villaggi e con essi i luoghi di culto, durante la guerra di Corea.
La ricostruzione socialista che ne seguì, diede priorità alle esigenze primarie della popolazione: case, poli industriali, ospedali, scuole, cooperative agricole...
E il cristianesimo?
Prima del conflitto in Corea del Nord esistevano 1.500 chiese frequentate da 170.000 fedeli, di cui 57.000 cattolici. Oggi solo Pyongyang dispone di tre chiese aperte al culto.
Con Lee, la guida che ci accompagna durante il nostro viaggio nel Paese, visitiamo una delle due chiese protestanti, quella di Pongsu, la più grande della capitale, dove ci accoglie il pastore Li Son Bon. Pur non essendo Li un membro del Partito dei Lavoratori, noto che sul muro di una stanza del seminario a fianco la chiesa, sono appesi i ritratti di Kim Il Sung e Kim Jong Il. Ma qui, a differenza di quanto accaduto finora durante le visite alle istituzioni della nazione, i nomi dei due leaders vengono preceduti dall’appellativo “signore” anziché “compagno”, evidenziando il distacco che esiste tra Stato e religione.
Così “la chiesa di Pongsu - dice il pastore Li - ha potuto essere costruita grazie all’interessamento personale del signor Kim Jong Il, che ha concesso il terreno su cui erigere l’edificio” forse memore del fatto che sua nonna Pansok, la madre di Kim Il Sung, era cristiana. Questo, sommato all’impegno profuso da alcuni uomini particolarmente rappresentativi all’interno della Chiesa protestante sudcoreana, ha contribuito in maniera determinante al maggior sviluppo del protestantesimo rispetto al cattolicesimo. La figura più emblematica in questo contesto è il reverendo Moon Ik-hwan. Da sempre in prima linea nella lotta a favore della riunificazione della penisola, è stato arrestato sei volte dal governo di Seoul, trascorrendo complessivamente otto anni di carcere e meritandosi l’ammirazione non solo dei nordcoreani, ma anche dell’opposizione sudcoreana al regime di Kim Young Sam. Non è certamente cosa di poco conto che il leader del Partito Democratico, il cattolico Kim Dae Jung abbia definito il reverendo Moon “il simbolo della coscienza coreana”.
L’evoluzione della Chiesa cattolica in Nord Corea, invece, ha una storia più recente, ma il suo sviluppo sta seguendo ritmi sostenuti. Merito soprattutto del cardinale Kim Sou Hwan, una figura carismatica , estremamente critica nei confronti dei governi passati ed attuale di Seoul, tanto che dal 1985 le autorità di Pyongyang lanciano inviti affinché il cardinale visiti il Paese. Sotto la sua direzione la Chiesa coreana ha imboccato la via della promozione per la riunificazione della penisola, con una particolare attenzione al Nord. In seno alla Conferenza Episcopale locale sono sorti due organismi preposti in questo senso: il Comitato per l’Evangelizzazione della Corea del Nord e la Conferenza per le Missioni del Nord. Il primo, coordinato dall’abate benedettino Ri Dong-ho, promuove iniziative rivolte ad instaurare rapporti con la regione settentrionale e dal 1994 ha varato un programma per lo studio e la conoscenza del sistema socio-politico del Nord in vista di una futura confederazione coreana. Il secondo, invece, sorto il 28 settembre 1994, lavora a stretto contatto con l’Associazione Cattolica Nordcoreana, presieduta da Chang Jae Chol che, dopo aver inaugurato la prima chiesa nel 1988, ha proposto l’ordinazione di Chan Song-keun, 53 anni, il quale attualmente dirige le cerimonie religiose domenicali alla chiesa di Chang Chung, a cui partecipano in media 250-300 persone.
Se la consacrazione sacerdotale sarà accettata, Chang Song-keun diverrà il primo prete a lavorare in Nord Corea dal dopoguerra ad oggi. Nonostante nelle zone rurali la presenza cristiana sia pressoché nulla (Chang Jae Chol parla di 3.000-3.500 cattolici in tutti il Paese), il cardinale Kim ha espresso l’intenzione di intervenire con progetti di assistenza sociale (scuole, ospedali) cominciando dalle zone ad economia speciale. Il governo di Pyongyang, che sta lottando contro una delle più gravi crisi economiche dal dopoguerra ad oggi, ha già dimostrato una certa disponibilità, specie dopo gli aiuti ricevuti dalla Caritas per le recenti alluvioni. Inoltre le zone ad economia speciale, essendo le più esposte al contatto con gli stranieri, rappresentano una sorta di aree-pilota adatte all’analisi delle reazioni che potrebbero ripercuotersi sugli strati più ampi delle popolazioni situate nelle regioni interne.
Ma perchè la sfida che la Chiesa si appresta a raccogliere risulti utile anche per i nordcoreani occorre che ponga le proprie basi secondo le parole del card. Kim: “Perchè la Chiesa acquisti la fiducia della gente occorre che sia povera, perchè solo in una Chiesa povera ci sarà posto per i poveri. In una Chiesa ricca, nessun povero troverà posto”.

© Piergiorgio Pescali

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