La Corea del Nord ha almeno sei siti in cui si svolgono ricerche sull’atomo e due anni fa Pyongyang annunciò con enfasi il possesso di armi atomiche. Tra conferme e smentite, spesso provenienti dalle stesse fonti a distanza di poche ore le une dalle altre, gli Stati Uniti non sono ancora in grado di confermare la capacità offensiva nucleare nordcoreana, ma il legame tecnologico tra Pyongyang e Teheran è oramai confermato. Il programma nucleare iraniano, avviato dopo la caduta dell’URSS attirando con lauti stipendi gli scienziati sovietici, si è sviluppato in concomitanza con lo sviluppo del missile balistico Shihab-3, derivato dalla tecnologia nordcoreana Nodong e lanciato il 1 maggio 2002 dalla regione di Semmai, può raggiungere un raggio di 1.300 chilometri. Anche se la CIA non crede che i generali iraniani abbiano già pronte armi a testate atomiche, il generale russo Yuri Baluyevsky, ha confermato che «L’Iran possiede armi nucleari. Non sono armi strategiche, nel senso che non sono ICBM (Inter Continental Ballistic Missiles, ndr), che raggiungono un raggio d’azione di più di 5.500 chilometri, ma sono certamente in grado di colpire Israele». Quel che è sicuro è che Teheran sta sviluppando un veicolo di lancio spaziale, lo SLV (Space Launch Vehicle) in grado di spedire missili in orbita per colpire Paesi extracontinentali. Le agenzie strategiche affermano però che questo nuovo vettore non sarà pronto prima del 2015.
© Piergiorgio Pescali
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