Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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Corea del Nord: The Interview, il film che sta mettendo in crisi i rapporti tra Nord Corea e Stati Uniti

The Interview è un lungometraggio che dovrebbe essere inserito nei circuiti cinematografici dal prossimo 10 ottobre. Il film è scritto dal canadese Seth Roger che, assieme a Evan Goldberg, ha diretto anche le riprese. La trama è piuttosto semplice e ricorda, nel suo svolgimento, l’assassinio di Ahmad Shah Massud, il comandante dell’Alleanza del Nord antitalebana, avvenuto il 9 settembre 2011.
Il giornalista Dave Skylark, interpretato dall’attore americano James Franco e il suo produttore Aaron Rapoport, interpretato dal canadese Seth Rogen, conducono il popolare programma televisivo Skylark Tonight.


La locandina del film The Interview


Quando scoprono che Kim Jong Un è un appassionato spettatore del programma, chiedono ed ottengono un’intervista con il leader nordcoreano. Mentre si preparano a volare a Pyongyang, un agente della CIA li contatta e li recluta per assassinare Kim Jong Un.
Nei pochi minuti del video promozionale si vede un Kim Jong Un (l’attore americano di origini coreane Randall Park) accanito fumatore di sigari, appesantito e fortemente sovrappeso esplicitamente dipinto in modo canzonatorio.
L’agente della CIA incaricata di istruire i due giornalisti sulle abitudini del leader nordcoreano, spiega che “il popolo crede a qualunque cosa egli dica, compreso il fatto che (Kim Jong Un) può parlare ai delfini, non urina e non defeca”.
La stessa Corea del Nord, appellata come “il paese più pericoloso della Terra” viene dipinta a colpi di stereotipi, dove i militari sono i cattivi di turno intrattenendosi a sbevazzare e gozzovigliare assieme al loro leader, mentre il popolo fatica a sopravvivere.
The Interview” sarebbe stato concepito da Seth Rogen prima del 2011, quando al potere in Corea del Nord c’era Kim Jong Il, durante una discussione sulla possibilità che dei giornalisti avessero accesso al massimo leader nordcoreano portando a termine un assassinio commissionato dalla CIA. La morte del Grande Leader, avvenuta nel dicembre 2011, ha costretto i produttori a cambiare soggetto, orientandosi verso il figlio, Kim Jong Un.
Durante la conferenza stampa durante la quale è stata proiettata l’anteprima del film, Rogen ha spiegato che per preparare la sceneggiatura ha letto tutto quanto ha potuto su Kim Jong Un chiedendo anche ad esperti del settore consigli sulla scrittura. Se, però, la pellicola rispecchia ciò che si è visto nel trailer, Seth Rogen non sembra essersi scelto conoscitori così attenti della società nordcoreana e del suo leader.
Rogen, comunque, non è nuovo a provocazioni a scopo propagandistico: durante gli MTV Movie Award del 2008 è salito sul palco assieme proprio a James Franco fumando uno spinello finto al fine di promuovere il suo film Strafumati.
James Franco, co-protagonista accanto a Seth Rogen, è stato Harry Osborn, il figlio del cattivo Green Goblin (Willem Dafoe) in Spider Man del 2002, 2005 e 2007.
La sceneggiatura e le immagini del trailer hanno scatenato, come era ovvio aspettarsi, le immediate proteste di Kim Myong Chol, direttore del Centro per la Pace tra Corea del Nord e Stati Uniti e portavoce non ufficiale del governo nordcoreano in Giappone.
Kim Myong Chol ha obiettato che “produrre e proiettare nelle sale un film sul complotto per uccidere il nostro leader è un chiaro atto di terrorismo e di guerra che non sarà assolutamente tollerato” aggiungendo che “l’insana e spericolata follia USA” di utilizzare un “regista gangster” per sfidare la leadership nordcoreana ha infuso “una ventata di odio e rabbia” tra il popolo nordcoreano e i militari. “Se l’amministrazione USA permetterà e difenderà l’uscita e la visione del film, saranno prese contromisure spietate”.
Sempre Kim Myong Chol ha affermato che “un film che traccia l’assassinio di un leader straniero rispecchia quello che gli USA hanno fatto in Afghanistan, Iraq, Siria e Ucraina”. “Non dimentichiamo, poi, chi ha assassinato Kennedy, gli stessi americani” avvisando “Obama che deve stare attento nel caso i militari USA vogliano uccidere anche lui”.
Il 25 giugno, pochi giorni dopo le parole di fuoco di Kim Myong Chol, la KCNA, l’agenzia di stampa nordcoreana, ha emesso un lungo comunicato ufficiale attribuito al portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri in cui si afferma che “I nemici sono andati oltre i limiti di tolleranza nei loro deprecabili film urtando la dignità della suprema leadership della DPRK. L’anteprima di un film che insulta e che descrive l’assassinio della suprema leadership della DPRK sta per essere proiettato negli USA, culla del terrorismo internazionale, ed ha scioccato la comunità mondiale. In questa isteria provocatoria gli USA hanno raggiunto l’incoscienza arrivando a corrompere un regista canaglia per ferire la dignità della leadership suprema della DPRK. Questo atto di spavalderia nel non temere la punizione del Cielo ha causato l’ira del popolo della DPRK.”
Il comunicato continua affermando che la sfrontatezza degli statunitensi “rivela, comunque, la loro paura; paura causata dal roseo e brillante futuro della DPRK sotto la leadership dell’impareggiabile grande uomo (Kim Jong Un, ndr). E’ l’ultimo disperato tentativo di coloro che sono stati sopraffatti da un sogno.”
Riprendendo le parole di Kim Myong Chol, anche la KCNA indica come “assolutamente intollerabile la distribuzione di questo film negli USA in quanto azione terroristica e di guerra scatenata per privare il popolo della DPRK della sua base ideologica e far crollare il sistema sociale.”
Il comunicato termina con chiare minacce verso Washington: “É loro (del popolo nordcoreano, ndr) ferma determinazione distruggere senza pietà tutto ciò che osi ferire o attaccare, anche minimamente, la suprema leadership del Paese.
Coloro che diffamano la nostra suprema leadership e commettono atti ostili contro la DPRK non potranno mai fuggire alla severa punizione che verrà loro riservata secondo la legge, ovunque essi siano nel mondo.
Se l’amministrazione USA convive a appoggia la proiezione del film, provocherà una forte e spietata contromisura.”
Quali contromisure Pyongyang intenda adottare nessuno lo sa, ma nelle prigioni della Corea del Nord sono ancora detenuti tre cittadini statunitensi e non è azzardato pensare che saranno proprio loro i primi a subire le conseguenze di “The Interview”.

Il giorno seguente alla pubblicazione del comunicato della KCNA sul film, sempre l’agenzia di stato ha avvisato che lo stesso Kim Jong Un avrebbe “guidato il lancio di prova di un nuovo missile tattico ultrapreciso appena sviluppato”. Marie Harf, portavoce del Dipartimento di Stato americano ha spiegato che la Corea del Nord avrebbe sì lanciato tre razzi dalle sue coste sudorientali, ma escluderebbe che si tratti di armi dotate di nuove sofisticate tecnologie. Secondo Kim Min-seok, del Ministero della Difesa sudcoreano, Pyongyang avrebbe solamente migliorato tecnologie già esistenti piuttosto che aver sviluppato nuovi sistemi missilistici.

Copyright ©Piergiorgio Pescali

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