La radioattività è il un processo mediante il quale gli
isotopi instabili tendono a stabilizzarsi cedendo particelle energetiche. Sono
queste particelle ad alto contenuto energetico che vengono chiamate radiazioni.
Tutti noi siamo costantemente sottoposti a radiazioni naturali o prodotte
dall’uomo. A seconda in che parte del mondo ci troviamo assorbiamo ogni anno
tra 1 e 12 milliSievert (mSv) di radiazioni ionizzanti naturali (in Italia la
dose media è di 3 mSv/anno). Questa dose aumenta ogni volta che guardiamo la
televisione, scriviamo al computer, parliamo al telefonino, mangiamo qualsiasi alimento
(anche quelli biologici). Se poi ci sottoponiamo ad esami medici che
necessitano particolari cicli terapeutici, le radiazioni che assorbiamo
aumentano ulteriormente. Insomma, il nostro corpo non può evitare di essere
sottoposto, ogni secondo, alle radiazioni.
In genere, però, le radiazioni naturali non hanno alcun
effetto sulle nostre cellule o, tuttalpiù, possono essere riparate dalle
cellule stesse. Il pericolo avviene quando l’energia delle particelle
radioattive è elevata a tal punto da “ferire” la cellula senza che questa
riesca a curarsi. In questo caso può continuare a vivere rischiando però di
infettare altre cellule, oppure morire. Perché una cellula muoia occorre che la
quantità di energia somministrata sia intensa e di breve durata: è il caso
peggiore.
Le radiazioni emesse dai reattori nucleari sono di tre
tipi:
- Particelle
alfa
- Particelle
beta
- Particelle
gamma
Le particelle alfa sono formate da due protoni e due
neutroni. Dotate di bassa energia, posso essere fermate da un semplice foglio di
carta.
Le particelle beta sono elettroni. Hanno energia
superiore alle particelle alfa, ma non sufficiente da penetrare a fondo nella
pelle (sono fermate da fogli di alluminio spessi pochi millimetri). Possono
percorrere solo pochi metri nell’aria.
Le particelle gamma sono onde elettromagnetiche simili ai
raggi X, quindi dotate di alta energia. Per fermarle occorrono materiali ad
alta densità, come il piombo. Nell’aria possono percorrere anche diverse
centinaia di metri prima di perdere la loro carica energetica. Al contrario
delle particelle alfa e beta, che sono corpuscolari, le particelle gamma sono
molto simili ai fotoni della luce (da cui variano solamente per avere una
lunghezza d’onda minore). Generalmente, l’emissione delle radiazioni gamma è accompagnata
da quelle alfa e beta.
Vi è, infine, un quarto tipo di radiazione, formato da
neutroni. Sono particelle ad altissima energia che sono fermate da spessi
strati di cemento e di acqua.
Il tempo in cui un radioisotopo si trasforma in un altro
elemento più stabile, emettendo i tipi di radiazioni di cui sopra, è chiamato
“tempo di dimezzamento” o “emivita”.
L’emivita è il tempo che un elemento necessita per
trasformate metà della sua quantità in un altro elemento. Ad esempio l’Uranio
238 ha un tempo di dimezzamento di 4,5 miliardi di anni. Questo significa in
questo lasso di tempo su un Kg di Uranio 238, 500 grammi si saranno trasformati
in un altro elemento. Passati altri 4,5 miliardi di anni, altri 250 grammi si
saranno trasformati e così via.
Naturalmente, più un isotopo è instabile, più basso sarà
il suo tempo di dimezzamento, e quindi più pericolose saranno le radiazioni
emesse.
Lo Iodio 131, ad esempio, ha un’emivita di soli otto
giorni, ma, emettendo radiazioni gamma e beta, il suo livello di pericolosità è
notevolmente alto.
Infine non è detto che, una volta completata la
trasformazione, l’isotopo risultante sia stabile. Può invece essere che il
radionuclide sia anch’esso radioattivo e proceda verso una successiva
stabilizzazione continuando ad emettere energia.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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