Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Corea del Nord: intervista di Radio Vaticana a Piergiorgio Pescali sulla situazione nordcoreana (9 aprile 2013)


Nuovo monito dell’Onu nei confronti della Corea del Nord invitata ad astenersi da “ulteriori misure provocatorie”. Ieri Seul ha affermato che non è “imminente” un test nucleare di Pyongyang, mentre sembra certo il ritiro di tutti i lavoratori nordcoreani – oltre 53mila - dall’aerea industriale di Kaesong. Sarebbero 13 le aziende sudcoreane che hanno già fermato le loro attività. Intanto il presidente russo Putin ha sottolineato che c’è un rischio nucleare ed ha detto di essere preoccupato per l'escalation della situazione. Un Paese in preda all’isolamento, governato da un leader giovanissimo, Kim Jong-un, diviso tra una formazione occidentale ed un entourage di generali del vecchio regime. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Piergiorgio Pescali, uno dei pochi giornalisti che dal 1996 ha accesso alla Corea del Nord:

R. – Lui ha studiato in Svizzera, conosce le regole del mercato mondiale e anche del mercato capitalista e vuole inserire parte di queste regole all’interno della società nord-coreana. Parzialmente c’è già riuscito.
D. – Partendo da questi presupposti, ci troviamo di fronte ad un leader piuttosto moderno, eppure in questi giorni la Corea del Nord sta vivendo una fase molto complicata a livello internazionale proprio perché minaccia il mondo con questo attacco nucleare…
R. – Proprio questa sua giovinezza lo porta ad avere poca autorità nella leadership. Kim Jong-un deve oggi fare i conti con la potente lobby dei generali nord-coreani, coloro che detengono il reale potere all’interno del Paese. Questi generali, che si rifanno all’ideologia originale di Kim Il Sung, il padre fondatore del Paese, rappresentano la fazione più conservatrice; hanno poca dimestichezza col mercato e contatti limitati con l’esterno.
D. - Però un atteggiamento del genere rischia poi di provocare una chiusura ancora maggiore?
R. – Potrebbe portare ad una maggiore chiusura della nazione, ma potrebbe anche succedere il contrario, così come è accaduto nel passato. Non è la prima volta che la Corea del Nord minaccia un attacco convenzionale o nucleare verso i vicini. La novità, semmai, questa volta è la minaccia di un attacco nucleare direttamente sul territorio statunitense. Però, fino a questo momento, dopo le minacce sono sempre seguite aperture ed un ammorbidimento da parte del regime nord-coreano seguite da un’apertura da parte della Corea del Sud, del Giappone, degli Stati Uniti, verso nuovi negoziati.
D. – E’ la prima volta, però, che la Cina prende le distanze; lo fa in maniera netta. Sembra quasi che questa alleanza di ferro si sia rotta...

R. – Sembra che si sia interrotta anche perché la Cina sta cercando di coinvolgere sempre di più gli Stati Uniti all’interno di un meccanismo economico e politico internazionale che la vede ormai attore protagonista. Pechino sta cercando di capire il meccanismo delle nuove idee politiche ed economiche del mercato globale e la Corea del Nord, in questo contesto, è un fardello che la Cina si deve portare. Infatti, non è un caso che Pyongyang ultimamente stia guardando con molta più attenzione verso Mosca piuttosto che verso Pechino.
D. - Tu sei uno dei pochi giornalisti che dal ’96 ha avuto accesso alla Corea del Nord, questo Paese che è sconosciuto alla maggior parte della popolazione mondiale. La Corea del Nord oggi che Paese è?
R. – Oggi è un Paese in fase di trasformazione. E’ una trasformazione velocissima, tanto è vero che chi entra nel Paese non fatica a vedere cambiamenti tangibili all’interno della società nord-coreana. Ci sono nuove costruzioni, nuove strade, nuove fabbriche, nuovi atteggiamenti sociali da parte della popolazione. All’inizio la popolazione era restia a parlare con gli stranieri, ora invece è molto più aperta, più desiderosa di capire ciò che sta avvenendo al di fuori della Corea del Nord, anche se ci sono forti limitazioni.



Testo proveniente dalla pagina
http://it.radiovaticana.va/news/2013/04/08/nuovo_monito_dellonu_alla_corea_del_nord:_astenersi_da_nuov/it1-680746
del sito Radio Vaticana

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