Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

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La Verna: storia del santuario francescano


A San Leo, pochi chilometri da San Marino, i turisti danno solo una fugace occhiata a palazzo Nardini, l’edificio che si affaccia sulla piazza principale. Eppure, è proprio da qui che bisognerebbe partire per ripercorrere la storia del più importante santuario francescano che il papa visiterà il 13 maggio: la Verna. San Francesco giunse a San Leo nel 1213 assieme a frate Leone: la sua fama non si era ancora espansa oltre il contado di Assisi e la visita a papa Innocenzo III del 1210 si era conclusa solo con un deludente riconoscimento verbale dell’ordine che il penitente assisano voleva fondare. Era l’8 maggio e il Conte Orlando Cattani aveva indetto una festa a cui Francesco decise di partecipare. Erano passati pochi anni da quando il ricco e viziato figlio di Pietro da Bernardone desiderava farsi cavaliere; forse, il fascino del cavalierato suscitava in lui ancora una certa attrattiva come dimostra il sonetto di ispirazione cortese che recitò, in volgare, davanti al conte Cattani: «tanto è quel bene ch’io aspetto, che ogni pena m’è diletto». Il nobile marchigiano fu talmente rapito dalla profonda semplicità dell’uomo Francesco, che decise di regalargli un possedimento impervio e solitario: il monte della Verna “troppo bene atto a chi volesse fare penitenza (…) o a chi desidera fare vita solitaria”. Francesco accettò: che c’era di meglio di un luogo sperduto e impervio per incontrarsi con Dio? Ancora oggi stupisce di quanto sia selvaggio il monte con i suoi anfratti, le rocce scoscese, il clima freddo e bizzarro. Francesco era, prima di tutto, un  uomo, neppure bello e aitante se si vuole dar conto alle cronache dell’epoca. Ed è questo uomo Francesco, che troviamo nell’autunno del 1224, per l’ultima volta a La Verna. Un Francesco ben differente da quello del 1213 che cantava spensierato lodi al Signore nella piazza di San Leo. Il Francesco del 1224 era ormai celebrato dal popolo e dalla Chiesa, ma era anche disilluso: aveva incontrato il sultano Malek al-Kamel e conosciuto le nefandezze delle Crociate, a Greccio aveva ricostruito la Natività gettando un legame tra il francescanesimo e Betlemme. L’ordine da lui stesso fondato e che Onorio III nel 1223 aveva approvato, si era allontanato dalla sua visione originale e Francesco, per evitare dissapori, se ne era volontariamente allontanato, arrivando, nel 1224, a La Verna malato e spossato spiritualmente. E qui, da uomo, subisce la cosiddetta “grande tentazione”. Non è chiaro in cosa consistesse questa “tentazione”, ma è l’anticamera per l’atto finale, quello che suggellerà per sempre la simbiosi tra Francesco a Cristo e, per trasposizione, tra La Verna e Gerusalemme. Il 14 settembre 1224 il mercante, nonché cavaliere ravveduto, ottenne le stimmate. Francesco morì due anni dopo, ma per tutto il tempo non fece mai menzione delle piaghe per aumentare la sua autorevolezza presso la fraternitas. Ed a qualunque cosa queste stimmate vengano associate (intervento divino o evento psicosomatico), La Verna rappresenta un punto focale per la storia del cattolicesimo. Benedetto XVI volendo raccogliersi privatamente davanti alla cappella delle stimmate, dimostra l’importanza non solo del santuario, ma del francescanesimo per la Chiesa tutta.

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