Elezioni
archiviate, urne chiuse. Ora bisogna aspettare solo i risultati ufficiali che,
nessuna pensa, perverranno tanto presto. Domenica, giorno delle votazioni,
Yangon era una citta’ deserta: chiusi gli Internet Point, chiusi addirittura le
case da te’, generalmente affollatissime nei giorni festivi. Gli stranieri che
si mostravano nei paraggi dei seggi venivano immediatamente allontanati con la
scusa di possibili atti di terrorismo, uno spauracchio sbandierato
costantemente in queste settimane dai militari. Vietato fotografare, vietato
chiedere, vietato guardare in queste elezioni blindate. Secondo dati non ancora
ufficiali, l’affluenza di votanti sarebbe stata attorno al 45-60%. Un disastro
per il governo, che, per rendere credibili queste consultazioni al mondo
intero, aveva obbligato tutti gli impiegati pubblici a partecipare al voto
“suggerendo” di votare per l’Union Solidarity and Development Party (USDP), il
partito piu’ vicino ai generali. Gia’ prima di domenica l’atmosfera a Yangon e
in Myanmar era decisamente insofferente verso queste elezioni: nessuno, tranne
la TV e di giornali di stato, ne parlava, l’entusiamo che si respirava nel 1990
era completamente assente. Regnava la completa apatia. “Qualunque partito
vinca” mi dice Thura Min Way, un ragazzo venticinquenne, “i militari
troveranno sempre il modo per restare saldamente al potere”. Min Way non ha
votato e non potendo andare al suo abituale Internet Point, ha preferito
starsene in casa a studiare inglese.
Kyaw Htunlwin, invece, e’ un dottore in un ospedale pubblico di Yangon. Di
solito la domenica si ritrova con gli amici. Questa volta, pero’, ha deciso di
non rischiare e di seguire i “consigli” del suo primario: “Ho famiglia e i
40 dollari al mese che guadagno e’ l’unico stipendio che riesca a mantenere i
miei figli. Ho votato il National Unity Party, non perche’ creda nel suo
programma, ma perche’, pur essendo vicino ai militari, e’ meno coinvolto con
essi.”
Diverso e’
il parere di Hantharawaddy Htunlwin: lui e’ andato convito al proprio seggio ed
ha inserito nell’urna una scheda per il National Democratic Force, il partito
scissionista dalla Lega Nazionale per la Democrazia di Khin Maung Swe: “Aung
San Suu Kyi ha sbagliato quando ha deciso di non partecipare al voto. Dobbiamo
dimostrare che I birmani vogliono ancora la democrazia e sono decisi ad
ottenerla anche a costo di rischiare la propria liberta’ “. Secondo i primi
sondaggi non ufficiali, il NDF sarebbe il primo partito nel distretto di
Yangon. Se confermato, lo smacco per la giunta di Than Swe sarebbe davvero
profondo. Il popolo dell’astensionismo (che viene ricondotto al bacino della
Lega di Aung San San Suu Kyi) sarebbe quindi il vero vincitore di queste
elezioni. Chaw Thin Thin, una ragazza di una ricca famiglia sostenitrice della
Lady, ha convinto diversi suoi amici a non votare: “Qualunque voto e’
un’approvazione della Costituzione antidemocratica redatta dal governo. Ai
generali non interessa tanto chi vinca queste elezioni, visto che si sono gia’
assicurati il controllo del Parlemento con il 25% dei seggi accaparrati ai
militari. Le elezioni sono solo un biglietto di visita verso il mondo. Dobbiamo
stracciare questo biglietto, far sapere che la Birmani e’ ancora un Paese
governato da un regime brutale e dittatoriale”. Chaw Thin Thin e’ forse la
voce che tra tutti i commenti che si possono fare sulle elezioni, piu’ si
avvicina al sentimento popolare. Cio’ che oggi si commenta maggiormente
all’interno delle single case birmane, non e’ tanto come siano stati assegnati
i voti, quanto la prospettiva di una immimente liberazione di Aung San Suu Kyi.
Anche se la Lady birmana molto probabilmente non avra’ molta liberta’ di
movimento e di parola, la fine della sua detenzione potrebbe riportare nuove
speranze nell’animo devastato dei birmani. Certo e’ che la partecipazione
dell’LND alle elezioni e un suo risultato trionfale (come era facilmente
prevedibile) avrebbe potuto indirizzare il Parlamento in direzione democratica
e antigiunta, aiutando cosi’ l’intero Myanmar a ritrovare una via piu’
determinata verso il ritorno di un governo condotto da civili nel Paese.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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