La ONG thailandese Earth
Rights International (ERI) ha pubblicato un rapporto in cui si accusa le
multinazionali del petrolio Total e Chevron, di corrompere funzionari del
governo militare birmano e di utilizzare lavoro forzato per lucrare sui
progetti di estrazione di gas naturale nel giacimento di Yadana.
Matthew Smith, autore del
rapporto, afferma che “i rpogetti della
Total e della Chevron hanno portato nelle tasche dei generali birmani 4,83
miliardi di dollari”. Un altro esponente della ERI, Naing Htoo, è ancora
più drastico: “Le forze di sicurezza
della Chevron e della Total sono responsabili di numerosi assassinii o di
indicare alla polizia birmana i nomi degli attivisti che si oppongono alla
presenza delle multinazionali.”
Stati Uniti e Comunità
Europea da tempo invocano il boicottaggio verso il Myanmar. Alcuni Paesi, come
la Gran Bretagna, arrivano anche a chiedere ai turisti di evitare ogni visita
in questo Paese del Sud East Asiatico al fine di non foraggiare il regime dei
generali. Aung San Suu Kyi, la leader dell’opposizione birmana agli arresti
domiciliari, ha più volte ribadito la necessità di tagliare ogni legame con il
governo militare.
“Il
fatto che le sanzioni alla Birmania non siano rispettate» accusa Smith, “garantisce la sopravvivenza dei generali.
In questo senso, Total e Chevron sono responsabili anche della lunga detenzione
di Aung San Suu Kyi e di altre migliaia di detenuti politici incarcerati nel
Paese”.
Jean-François Lassalle,
portavoce della Total, mi dice che “il
rapporto della ERI contiene numerose falsità e interpretazioni tendenziose.
Siamo sorpresi che la ONG thailandese non ci abbia mai informato dei fatti di
cui ci accusa.” La francese Total ha avviato numerosi progetti sanitari e
educativi parallelamente all’estrazione del gas naturale. Lassalle afferma che “Il nostro Collaborative Learning Project,
criticato dalla ERI nel suo rapporto, è riconosciuto a livello mondiale come
uno dei programmi etici più avanzati.” In effetti nella cittadina di Dawei,
dove vivono numerosi lavoratori della Total, sono pochi coloro che si
lamentano: “Le condizioni di lavoro sono
decisamente migliori alla Total che in altre compagnie.” afferma un ex
dipendente che, grazie ai guadagni ricevuti mentre era alle dipendenze del
colosso transalpino, oggi gestisce un piccolo hotel ed un internet point. E’
però anche vero che i legami tra le compagnie petrolifere ed il regime birmano
sono indissolubili: la richiesta di poter visitare uno dei loro centri sanitari
o educativi di cui vanno tanto fieri, mi viene negata perché, secondo quanto
spiega il responsabile Philip Gateau, “serve
il permesso del governo e ottenerlo è particolarmente difficile”.
Accurato e no che sia, il
rapporto dell’ERI risolleva il problema di un embargo evocato dall’Occidente
che viene regolarmente disatteso. Secondo un recente studio della CISL, sono
più di cento le aziende italiane che hanno regolari frapporti commerciali con
il Myanmar.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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