La visita del papa a
Cuba, ha riproposto, così come era stato per il viaggio di Giovanni Paolo II,
il tema dello sviluppo delle società socialiste e dei diritti umani in America
Latina. Già nel 1998 si era notata una forte sintonia tra papa Wojtyla e Fidel
Castro. Quest’anno si è assistito ad ulteriore passo: l’interesse del Grande
Conducador verso la dottrina cristiana. Durante il colloquio con papa Ratzinger,
Fidel ha voluto approfondire aspetti della vita religiosa, confessando un suo avvicinamento
verso la fede. Già alunno presso un istituto scolastico gestito dai Gesuiti,
Castro ha diretto per più di quattro decenni la nazione caraibica secondo uno
stile più cooperativistico che socialista. La proprietà privata non è mai stata
interamente abolita e, a differenza di quanto accaduto in Unione Sovietica,
Cina, Vietnam e Corea del Nord, l’iniziativa individuale ha sempre avuto un
peso importante nell’economia nazionale. La stessa Chiesa, pur limitata nelle
sue libertà e nella predicazione, non ha mai subito le dure repressioni cui era
oggetto nel blocco socialista europeo ed asiatico. Il sistema sanitario cubano,
inoltre, si è sempre mostrato tra i più avanzati dell’America Latina, tanto che
sono numerosi gli istituti di ricerca europei ed italiani che hanno mantenute
strette collaborazioni con L’Avana.
Lo stesso confronto di
Cuba con l’area geografica in cui è inserita (l’America Latina), dimostra che
il regime è riuscito a garantire uno sviluppo economico e umano non eguagliato
da altre nazioni: secondo le stesse Nazioni Unite, Cuba vanta il miglior (ISU)
Indice di Sviluppo Umano di tutto il continente dopo l’Uruguay.
Del resto, una delle
maggiori fonti di ricchezza del governo cubano, è data dal turismo. La
rigogliosità della natura, la bellezza delle città (L’Avana, Cienfuegos,
Camaguey e Trinidad sono iscritte al Patrimonio Mondiale dell’Unesco) e le
spiagge della costa atlantica, fanno dell’isola una delle mete più richieste dei
viaggi sia vacanzieri, culturali e socio-politici. Questa varietà di interessi,
sommata al fatto che il turista può girare liberamente per l’intera nazione,
porta inevitabilmente la popolazione cubana al contatto con lo straniero, non
necessariamente a favore del regime, creando nel cubano un senso anche
fortemente critico nei confronti del proprio governo. Gli oppositori al regime,
infatti, crescono di giorno in giorno ed ora non debbono più necessariamente
imbarcarsi in bagnarole verso la Florida, per esprimere la propria contrarietà
alle scelte del successore di Fidel, il fratello Raul. La principale voce del
dissenso cubano, è la famosa blogger Yoani Sanchez che, tra mille difficoltà e
peripezie, continua ad aggiornare il suo blog raccontando le difficoltà
quotidiane che incontra. Il bloqueo,
l’embargo degli Stati Uniti contro Cuba, è la principale, anche se non l’unica,
causa della difficoltà che gli isolani incontrano nel procurarsi generi di
prima necessità. Il razionamento costringe molte famiglie a cercare rifugio nel
mercato nero, dilapidando i propri risparmi. Papa Benedetto XVI ha condannato
le sanzioni imposte da Washington che, come spesso accade, colpiscono più la
gente comune che il governo a cui sono dirette. Al tempo stesso, ha però
chiesto a Raul Castro di allentare la morsa sui diritti umani, nota dolente non
solo dell’attuale regime, ma dei governi che si sono succeduti nella dirigenza
dell’isola nei secoli passati. La massiccia partecipazione di fedeli alle messe
di L’Avana e Santiago de Cuba in piazze occupate dalle manifestazioni di
partito, e l’incontro con Fidel, dimostra che nel paese sta creandosi una nuova
idea di collaborazione tra governo e Chiesa che potrebbe portare Cuba ad una
nuova rinascita.
Copyright © Piergiorgio Pescali
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