Alla frontiera del “nulla”, su su, nell’Europa Settentrionale,
oltre quella linea immaginaria che chiamiamo Circolo Polare Artico, si estende
un’immensa regione fino al XVI secolo ignorata da tutti: la Lapponia. Poi, nel
1542, il re di Svezia Gustav Vasa, decise di sottometterle al suo potente
impero con una decreto che cita testualmente “tutte le terre permanentemente inabitate appartengono a Dio e alla
Corona Svedese e a nessun altro”. La condivisione delle terre tra re Gustav
e Dio la dice lunga sulla personalità del monarca, ma il fatto era che quelle
terre, “permanentemente inabitate”
non lo erano affatto. Da migliaia di anni popolazioni autoctone, i Sami, in
quelle lande ci vivevano, spostandosi liberamente tra il mar di Norvegia e il
Mar Bianco, tra il Mar di Barents e le pianure popolate dai finni, svedesi e
dai norvegesi. La colonizzazione della Lapponia portò alla costruzione di
insediamenti stanziali, mentre la spartizione della regione tra i quattro stati
su cui si estendeva il territorio (Russia, Norvegia, Finlandia e Svezia),
avvenuta nel 1852, centralizzò l’autorità statale. Nella Lapponia Finlandese
venne scelta come capoluogo lappone una piccola cittadina: Rovaniemi. Il
villaggio avrebbe continuato ad essere un puntino
insignificante sulla mappe geografiche se nel 1950, Eleanor Roosevelt, moglie
del presidente degli Stati Uniti, non avesse voluto recarsi di persona a controllare i lavori di ricostruzione
della cittadina finlandese, distrutta dalle forze armate tedesche durante la
Seconda Guerra Mondiale. Il prefetto e il sindaco pensarono di costruire un
piccolo centro di accoglienza sulla linea del Circolo Polare Artico, a dieci
chilometri a nord da Rovaniemi. La visita fece talmente tanto scalpore che i
turisti cominciarono a piovere a frotte. Ma fu solo nel 1985 che l’intraprendente
ufficio turistico di Rovaniemi ebbe l’ “idea del secolo”: trasformare la
capanna di tronchi dove Eleanor Roosevelt era stata accolta nella casa di Santa
Claus, il nostro Babbo Natale. Gli ingredienti c’erano tutti: neve assicurata
per Natale, la curiosità geografica del Circolo Polare Artico, un ambiente
naturale idilliaco e una cittadina come Rovaniemi la cui planimetria era stata
ridisegnata nientepopodimeno che da uno degli architetti più famosi del mondo:
Alvar Aalto. Come dire, appassionati di natura, di tradizioni, di cultura
unitevi! Inoltre si era creata una meta turistica che metteva d’accordo grandi
e piccini. Non era affatto poco! L’idea fu immediatamente vincente, tanto che
Rovaniemi è una delle mete turistiche più visitate in Finlandia e di tutta la
Scandinavia. Il Centro Culturale e Amministrativo della città, disegnato da
Aalto negli anni Cinquanta è ancora oggi un esempio di capolavoro urbanistico.
Se vi capita di fare un giro, visitate l’interno della biblioteca! Per i
cultori della storia e delle tradizioni lapponi, il museo Arktikum è una tappa
obbligata, con la sua stupenda galleria a vetri che si affaccia sulla pianura
lappone, quasi come una navicella spaziale che atterra su un nuovo mondo
incontaminato. Ma un’ultima considerazione: molti bambini si chiedono come
Santa Claus possa consegnare i regali a milioni di loro coetanei in tutto il
mondo in sole 24 ore. Come è possibile?
Ok, ok, sappiamo che Babbo Natale ha la slitta e le sue nove renne, ma
la domanda ha raggiunto anche le alte sfere della scienza. Due accademici,
Roger Highfield del Museo della Scienza di Londra e Larry Silverberg,
professore di ingegneria al North Carolina State University di Raleigh, hanno
raccolto la sfida e, in modo scientifico hanno cercato di darci una risposta.
Secondo i due scienziati, viaggiando contro la direzione della rotazione
terrestre, Santa Claus avrebbe quasi 48 ore di tempo per lasciare i suoi regali
a 2,1 miliardi di bambini al di sotto dei 18 anni. Inoltre, l’esperienza
secolare accumulata da Santa Claus nei suoi viaggi natalizi, avrebbe garantito
una slitta aerodinamica capace di prestazioni strabilianti grazie alle ultime
scoperte delle nanotecnologie. Insomma, il Santa Claus “moderno” ha ben poco
del tradizionale omone grasso che nel suo ufficio di Rovaniemi ci accoglie con
il tradizionale “Ho, ho, ho...”. Ma, a pensarci bene, forse è meglio questo che
il Babbo Natale supertecnologico…
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
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