“Un giovane deve sempre
imparare da un anziano” dice un proverbio confuciano. In Nord Corea, dove la
società non ha conosciuto lo sviluppo irruento delle nazioni limitrofe, il
rispetto per le vecchie generazioni è ancora un caposaldo della cultura
nazionale. Kim Jong Un, il “Grande Successore” del padre Kim Jong Il, non ha
ancora trent’anni e sarà circondato da membri del partito ultrasessantenni e
politicamente navigati. Risulta quindi evidente che il cammino del nuovo leader
designato sarà alquanto tortuoso e difficile. Il rispetto se lo dovrà
guadagnare sul campo, cercando appoggi sia all’interno del partito e tra il
popolo, sia all’esterno del paese, tra la diplomazia internazionale. Già Kim
Jong Il, salito al potere a 52 anni, era considerato un rampollo senza troppa
esperienza ed ha impiegato tre anni prima di consolidare il suo potere. Kim
Jong Un può solo vantare la discendenza della famiglia regnante e un grado di
generale a quattro stelle guadagnato senza meriti militari. Logico, quindi,
aspettarsi un lungo periodo di reggenza, forse a favore del cognato di Kim Jong
Il, Jang Song-taek, attuale vice presidente della Commissione Nazionale di
Difesa, l’organo più importante della nazione. La sorella di Kim Jong Il (e
moglie di Jang Song-taek), Kim Kyong-hui, anche lei promossa a generale nel
2010, potrebbe invece appoggiare il nuovo leader nelle riforme economiche: nel
2010, infatti, a Pyongyang, Kyong-hui ha aperto un ristorante inaugurando la
moda occidentale dei fast-food. Le scarne biografie pervenute di Kim Jong Un lo
fanno nascere, nel 1983 o nel 1984 (anche la data di nascita è incerta), dalla
terza moglie di Kim Jong Il: Ko Yong-hui. La caduta in disgrazia del
fratellastro maggiore di Jong Un, Kim Jung Nam (accantonato dalla linea di
successione dopo che era stato scoperto alla dogana nipponica mentre cercava di
entrare in Giappone con un passaporto falso per andare a Tokyo Disneyland),
avrebbe dato ai dirigenti nordcoreani solo tre anni per preparare
l’avvicendamento. Troppo pochi perché si possa garantire al nuovo leader una
dirigenza leale. Kim Jong Il aveva comunque già iniziato a predisporre il
terreno quando, nell’ottobre 2010, venne annunciato per la prima volta nome di
Kim Jong Un come erede del padre. Poco prima erano cominciate a cadere le prime
teste del partito: prima il cambio radicale dei membri della Conferenza dei
Delegati del Partito dei Lavoratori, poi il siluramento del vice capo
dell’Agenzia di Sicurezza Nazionale, Ryu Kyung, infine trenta membri del
Partito dei Lavoratori della provincia di Nord Pyongan. Tutti sono stati
rimpiazzati con uomini considerati fedeli a Kim Jong Un e favorevoli ad un
cambio strutturale del sistema. Il nuovo leader nordcoreano avrebbe, difatti,
studiato all’Istituto Internazione di Berna, acquisendo, assieme alla passione
per l’NBA americana, nozioni economiche, politiche e di diritti umani assai
diverse da quelle impartite in Corea del Nord. La speranza che Kim Jong Un
continui il processo di riforme iniziato dal padre, sarebbe quindi reale.
©
Piergiorgio Pescali
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