Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Giappone - Terremoto Marzo 2011 - Il discorso dell'Imperatore del 15 Marzo

In uno dei rarissimi messaggi rivolti al paese, l’imperatore Akihito, è apparso ieri su tutte le emittenti giapponesi, cinque giorni dopo il terribile terremoto e tsunami che ha colpito il nord del Giappone. Tutti i programmi sono stati interrotti in contemporanea per trasmettere il breve discorso di un Akihito che indossava abiti occidentali con giacca e cravatta. «Sono profondamente scosso dalla gravità della situazione nelle aree colpite», ha detto, «Il numero dei deceduti e dei dispersi aumenta di giorno in giorno e non possiamo sapere quante saranno le vittime finali. La mia speranza è che siano tratte in salvo il più alto numero di persone». Il settantasettenne imperatore ha anche auspicato che «le vittime non abbandonino la speranza e che si prendano cura di loro stesse sperando in futuro più radioso».
Seduto di fronte alle telecamere, il massimo rappresentante della casa imperiale ha richiamato tutti i valori dello spirito giapponese e della nazione, invocando la solidarietà nazionale: «Desidero che tutti i cittadini ricordino le vittime e coloro che sono stati colpiti dalla devastazione non solo oggi, ma per lungo tempo.» Poi, come se parlasse direttamente ad ogni giapponese, ha espresso la speranza «Dal profondo del mio cuore che la gente si conforterà l’uno con l’altro, mano nella mano, con compassione superando questi tempi difficili.» L’imperatore ha abilmente evitato di addentrarsi negli sviluppi politici ed economici della crisi nucleare dell’impianto di Fukushima, limitandosi ad esprimere la sua preoccupazione per ciò che sta avvenendo nella centrale (senza peraltro mai nominarla direttamente). La famiglia imperiale ha già espresso il desiderio di visitare le zone colpite, ma per evitare di intralciare le operazioni di soccorso, ha rimandato il viaggio. La principessa Michiko, nel 1995, si era recata a Kobe in occasione del terremoto che aveva provocato 6.400 vittime. Allora il viaggio era stato un successo mediatico per la casa imperiale, che era riuscita a riguadagnare la simpatia ed il favore di molti giapponesi.

© Piergiorgio Pescali

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