I terremoti sono parte integrante nella vita dei giapponesi. La posizione geografica dell’arcipelago, proprio a ridosso delle placche tettoniche, rende l’intero territorio estremamente instabile. I frequenti e devastanti terremoti che hanno costellato la storia del paese, hanno convinto i governanti a organizzare un efficiente sistema di prevenzione che prevede una serie di esercitazioni periodiche in tutti gli edifici pubblici, a cominciare dalle scuole. Ai bambini viene insegnato come comportarsi in caso di sisma permettendo, nel limite del possibile, di evacuare gli edifici evitando il panico, mentre il primo settembre di ogni anno, anniversario del terribile terremoto di Tokyo che nel 1923 costò la vita a 143.000 persone, è stato dichiarato Giorno della Prevenzione dei Disastri. In questa ricorrenza vengono simulati i piani di protezione negli uffici pubblici e nelle fabbriche considerate a rischio ambientale; squadre di Vigili del Fuoco, della protezione civile e reparti militari illustrano ai cittadini le modalità di evacuazione, di comportamento e salvataggio in caso di terremoto. Gli edifici, dalla fine degli anni Settanta, devono essere costruiti secondo severi criteri antisismici che permettano l’elasticità e la torsione delle strutture, adeguandosi al movimento tellurico. Questa tecnologia edile ha resistito con successo al terremoto del 17 gennaio 1995 a Kobe, dove sono morte 6.336 persone e 310.000 si sono trovate senza casa. Dei 55.000 edifici andati completamente distrutti, nessuno risulta essere stato costruito dopo il 1980. Inoltre la legge impone che tutti i mobili debbano essere ancorati alle pareti per evitare il loro eventuale ribaltamento verso l’interno. Le stazioni di pompieri di quartiere dispongono di una “stanza di simulazione”, dove i cittadini vengono invitati a sottoporsi ad una simulazione di terremoto fino a 7 gradi Richter. Questi ambienti riproducono la tipica stanza giapponese con pavimenti in legno, un tavolo, una libreria, un fornello e una stufa a kerosene. Ai volontari, che ricevono un certificato che attesta la loro idoneità nel prestare soccorso in caso di disastro naturale, è richiesto di agire secondo regole standard senza lasciarsi prendere dal panico: spegnere ogni possibile fonte di incendio, riparasi sotto un tavolo, possibilmente portando con sé un telefonino portatile e mantenere la calma. Sono infatti le organizzazioni civili e di volontariato gli attori principali preposti a prestare i primi soccorsi alle vittime, mentre alle istituzioni governative e pubbliche è lasciato il compito di mantenere la sicurezza sociale, di coordinare le operazioni di ripristino dei servizi di prima necessità e di collegamento logistico e telematico. Dopo che il terremoto di Kobe ha evidenziato una certa disorganizzazione nelle operazioni di soccorso alla popolazione per la lentezza e l’inadeguatezza delle persone poste al comando, il governo giapponese ha immediatamente emanato una legge che stabilisce precisi doveri e responsabilità in tutte le fasi dell’emergenza. Tutti gli stadi di soccorso, dagli alloggi alla mensa, dalla fornitura dei servizi idrici ai materassi, dai beni di prima necessità e persino ai funerali, sono stati assegnati a enti comunali, provinciali e regionali. La nuova struttura sino ad oggi non è stata ancora collaudata, ma il terremoto lo tsunami di ieri metterà a dura prova la proverbiale organizzazione nipponica rischiando di dare il colpo di grazia al governo di Naoto Kan, già provato da scandali finanziari e da un crescente senso di insofferenza popolare.
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
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