Taro Aso e Yukio Hatoyama
Taro Aso, l’attuale Primo Ministro uscente, è il terzo premier cristiano giapponese (gli altri furono Tetsu Katayama e Masayoshi Ohira) e il primo cattolico.
L’appartenenza religiosa di Taro Aso, come del resto quella dei suoi predecessori, non è stata mai esposta e pochi sono i giapponesi che ne sono a conoscenza e comunque non è stata un ostacolo quando, in qualità di Ministro degli Esteri si è recato a rendere omaggio alle vittime della Seconda Guerra Mondiale al santuario di Yasukuni. La visita, oltre a suscitare le ire della Cina e della Corea del Sud, ha creato polemiche all’interno della comunità cattolica giapponese. La Conferenza Episcopale locale, in un comunicato ufficiale, ha condannato la visita a Yasukuni senza mezzi termini. Politicamente Taro Aso si pone molto più a destra di Koizumi: propone linea dura verso la Corea del Nord, auspica un Giappone militarmente più forte e offensivo e una maggiore alleanza con gli Stati Uniti in versione anticinese. Il suo amore per i manga gli ha portato simpatie dei giovani.
Il rivale diretto di Aso, Yukio Hatoyama, ha iniziato la carriera politica nel 1986 tra le file del Partito Liberal Democratico. Nel 1993, con Ichiro Ozawa lascia il PLD per formare, nel 1999, il Partito Democratico Giapponese. E’ sempre stato criticato per la sua insicurezza e questo difetto potrebbe costargli, se non la maggioranza alle prossime elezioni, il posto di Primo Ministro. Sicuramente un premier senza polso sarebbe un disastro per il Giappone. Nel corso della sua carriera ha cambiato diverse opinioni, in principal modo sull’alleanza con gli Stati Uniti. Fortemente critico all’inizio verso l’invio delle navi giapponesi nell’oceano Indiano in appoggio alla missione afghana, recentemente ha rivisto la sua posizione affermando che l’alleanza con Washington è indispensabile per Tokyo. In campo economico propugna azioni forti in campo ecologico, presentando un manifesto in cui si obbligherebbero le industrie giapponesi a ridurre le emisioni di gas serra del 25% entro il 2020 (rispetto ai valori del 1990), ma solo se tale riduzione verrà approvata anche da USA, Cina e India. Praticamente Hatoyama sa benissimo che la proposta, impossibile da attuarsi in questi Paesi, è pura propaganda elettorale. Come inizio non è promettente.
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
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