Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

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Bhopal: Intervista a Amartya Sen (Novembre 2004)

Amartya Sen, Premio Nobel per l’Economia nel 1998, è l’economista indiano che più ha studiato i rapporti tra etica e profitto nel mercato globale. L’essere nato e aver vissuto la sua infanzia in un villaggio del Bengala lo ha certo aiutato a immedesimarsi negli strati più emarginati della popolazione, raccogliendo e sviluppando le istanze che potrebbero aiutare gli impoveriti ad inserirsi nella complessità dei motori economici.
Prof. Sen, come creare i meccanismi sociali e culturali per rendere partecipi anche gli impoveriti allo sviluppo economico?
Purtroppo in un mondo sempre più globalizzato, per i poveri è arduo entrare nel processo di sviluppo. Occorrono basi che non tutti gli stati possono o vogliono garantire: l’istruzione in primo luogo, ma anche la sanità, il cibo, un’informazione esauriente e corretta, la possibilità di viaggiare, non dico all’estero, ma nella città più vicina. E’ difficile per chi non sa scrivere o leggere, per chi è malato o per chi non sa nulla del mondo esterno, sentirsi parte di un meccanismo economico che vada al di là dei limiti del proprio villaggio.
Se tutte queste variabili entrano a far parte dello sviluppo, come mai si continua a pensare alla ricchezza sotto forma di PIL, di produzione industriale o di consumo?
Purtroppo sono in pochi a comprendere che lo sviluppo non dipende solo dal PIL. Ho conosciuto sostenitori del libero mercato che rimangono impassibili di fronte a bambini che muoiono per mancanza di una semplicissima medicina o che crescono analfabeti.
In ultima analisi, come definire lo sviluppo?
E’ la libertà di scegliere e poter scegliere compatibilmente con le proprie responsabilità. Quando ognuno di noi potrà sentirsi libero di portare a termine una cosa che ritiene essenziale per la sua vita, allora avremo fatto un grosso passo verso lo sviluppo.

© Piergiorgio Pescali

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