Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Xinkijang: Intervista con Enver Can, Presidente dell'East Turkestan National Congress

Enver Can, 56 anni, è nato a Gulja, nello Xinkjiang. Dopo le scuole frequentate a Faizabad (Afghanistan), si è trasferito in Turchia e da qui in Germania, dove vive con la moglie e quattro figli. Dal 1999 è Presidente del Congresso Nazionale del Turkestan Orientale.
Domanda: Alla caduta dell’URSS nel 1991 non è seguita quella della Cina ed oggi la secessione di regioni come il Tibet o il Turkestan Orientale sembra più che mai lontana. Questa nuova situazione ha modificato la vostra politica nei confronti di Pechino?
Nessun impero dura in eterno. Essere liberi ed aver la possibilità di decidere il nostro destino è un diritto divino di cui gli uiguri sono stati privati sino ad oggi. Il popolo uiguro aspira a riguadagnare l’indipendenza, ma saranno gli stessi uiguri nel Turkestan Orientale a decidere cosa volere e quale forma di governo scegliere. Noi reclamiamo l’autodeterminazione e per questo chiediamo alla dirigenza cinese di collaborare per un dialogo costruttivo per una risoluzione politica della questione.
A differenza dei tibetani, uniti nella lotta contro la Cina attorno al Dalai Lama, gli uiguri sono divisi in diverse organizzazioni prive di un leader unico riconosciuto. Forse molti uiguri non pensano neppure in termini di nazione. Come coordinare tutte queste istanze in una politica univoca?
50 anni di indottrinamento comunista e di “divide et impera” hanno contribuito a qualche sfiducia e divisione tra noi. Nei prossimi anni il futuro della nazione uigura sarà uno dei temi principali per la Cina, che vuole terminare la sua politica di assimilazione forzata e distruggere il dissenso pacifico con ogni mezzo. Ci sono state molte persone che avrebbero potuto diventare leaders se non fossero stati giustiziati dal governo e ci sono molte altre persone tenute prigioniere che potrebbero guidare una nazione se solo fossero libere. Noi, in Occidente, cerchiamo di creare le condizioni favorevoli in cui il nostro popolo abbia la possibilità di eleggere i loro leaders e scegliere il migliore governo che, io penso, debba essere secolare, pluralista e democratico.

© Piergiorgio Pescali

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