Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

S-21 - Nella prigione di Pol Pot
S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa
FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire

INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire
Per ordinarne una copia: 3394551575 oppure yasuko@alice.it
© COPYRIGHT Piergiorgio Pescali - E' vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell'autore

WFP lancia allarme alimentare in Nord Corea (1 Novembre 2008)

L’allarme si ripete puntuale, lanciato pressoché ogni anno dal Programma Alimentare Mondiale (PAM): se non si corre immediatamente ai ripari, milioni di cittadini della la Corea del Nord rischiano di vedersi privare le loro già magre razioni alimentari. Secondo i dati forniti dall’organismo delle Nazioni Unite, dopo un quinquennio di incremento della produzione agricola, dal 2006 la situazione alimentare del Paese si è deteriorata, sino a raggiungere nel 2008 un deficit di 1,6 milioni di tonnellate di cereali. Torben Due, direttore dell’ufficio del PAM a Pyongyang, afferma che «circa due milioni di coreani, dislocati soprattutto nelle province settentrionali del Paese, sono a rischio di carestia a causa delle inondazioni. La mancanza di infrastrutture logistiche» continua Turben Due, «impedisce una soddisfacente gestione degli aiuti. Alcune zone interne sono ancora irraggiungibili, mentre la razione giornaliera di alimenti distribuita alla popolazione si è ridotta a soli 150 grammi pro capite, tre volte inferiore a quella del novembre 2007».
Di parere completamente opposto, invece, è Kim Ho Nyon, portavoce del Ministero dell’Unificazione sud coreano, che in una conferenza stampa, ha ribaltato l’allarme del PAM, dicendo che la situazione alimentare del nord non è affatto seria. Difficile capire chi abbia ragione, ma le rassicurazioni di Kim Ho Nyon appaiono più politiche che pratiche. Seoul, dopo l’elezione di Lee Myong-bak alla presidenza, ha raffreddato i rapporti con Pyongyang, arrivando a sospendere l’invio di aiuti. Jeon Jae Seong, del Dipartimento di Relazioni Internazionali della Seoul National University, spiega che «il governo di Lee Myong-bak vuole porre Kim Jong Il di fronte alle proprie responsabilità. Negando la crisi alimentare, la Corea del Sud assolve se stessa dalla decisione di aver interrotto il programma di sostegno alimentare».
Occorre uscire da Pyongyang e dai circuiti preconfezionati, per verificare di persona la reale situazione della Corea del Nord. La provincia di Ryanggang, nel nordest della nazione, è tra le più povere ed isolate. Avvicinarsi è difficoltoso ed i permessi per entrarvi, specialmente per gli stranieri, sono quasi impossibili da ottenere. Secondo l’organizzazione Human Rights Watch, è qui che verrebbero internati gli oppositori del governo, tra le 150 e le 200.000 persone. Quest’estate, con un gruppo di imprenditori sudcoreani, abbiamo avuto l’opportunità di soggiornare in questa provincia, il tempo e sbirciare un mondo completamente differente da quello offerto dalla propaganda del regime. Città fatiscenti, campi abbandonati per mancanza di fertilizzanti e di carburante, gente denutrita davanti a piatti di riso mischiato a verdura e mais, unici alimenti distribuiti nei negozi statali delle cooperative. Chi ha disponibilità finanziarie può usufruire dei mercatini privati che, dopo le riforme del 2002, sorgono un po’ ovunque nelle campagne. Qui è possibile trovare di tutto a prezzi quattro, cinque volte superiori a quelli imposti dal governo. «Sono solo i funzionari del partito e chi ha conoscenti all’estero che può permettersi di comprare carne, birra, olio, fagioli, o anche solo qualche chilo di riso in più della razione che garantisce lo stato» ci confidava un contadino con un banchetto di patate e peperoncini coltivati nel suo orticello di fronte a casa. Cassandra Nelson, dell’agenzia statunitense Mercy Corps, che coordina un programma di interventi umanitari in Nord Corea, afferma che il pericolo di carestia è reale: «stiamo distribuendo derrate alimentari a 550.000 persone ed al tempo stesso abbiamo attivi programmi sanitari in sei ospedali nordcoreani». La situazione sanitaria è drammatica: fatti salvi gli ospedali modello della capitale e di qualche altra città industriale, i medicinali sono introvabili e, nonostante la generosità dei medici e infermieri, la mortalità dei degenti è altissima. «Si muore per una semplice infezione perché non si trova penicillina, per inedia, per diarrea» ci conferma un medico australiano di Ausaid (Australia’s Aid Program) «A volte capita che mentre operiamo salti la corrente» aggiunge un suo collega nordcoreano.
La rete elettrica del Paese, fino agli anni settanta una delle migliori nel blocco socialista, non ha più avuto la possibilità di rinnovarsi ed oggi è fatiscente. Se a Pyongyang capita spesso di restare senza energia per diverse ore, nelle aree agricole trovare una lampadina è un’impresa. La dirigenza nordcoreana ha a lungo sostenuto la tesi che la scelta nucleare potesse rappresentare una soluzione. Due piccioni con una fava: risolvere il problema energetico avrebbe anche permesso ai militari di dotarsi dell’atomica non tanto per divenire una minaccia, quanto per avere una moneta di scambio internazionalmente riconosciuta sul mercato della politica. Il tempo ha dato ragione a Kim Jong Il: la Corea del Nord è stata depennata dal libro nero statunitense dei Paesi canaglia e il dialogo tanto atteso tra Pyongyang e Washington ora sembra indirizzato verso una buona strada. «Vogliamo che il dialogo continui» ci dice Na Seong-rae, consigliere del Ministro degli Esteri della Corea del Nord, e per farci vedere come potremmo trovare il paese tra qualche lustro, ci porta al Kaesong Industrial Complex (KIC), un parco industriale ad economia speciale dove una sessantina di ditte sudcoreane impiegano 22.800 lavoratori nordcoreani che guadagnano in media 60 dollari al mese. «Una piccola fortuna» spiega Na. Le riforme economiche, infatti, oltre a svalutare lo won, hanno tagliato numerosi servizi sociali garantiti dallo stato e, se prima bastavano pochi won per vivere decentemente, oggi il denaro, specie se in valuta pregiata, è un bene primario per garantirsi la sopravvivenza.
«Il mondo cambia e Kim Jong Il ci sta indicando la via per continuare a evolvere con lui» conclude Na Seng-rae. Nessun commento sulla malattia del Grande Leader e sulla sua eventuale successione, ma nella nazione si respira un’aria di incertezza che contribuisce a ristagnare la situazione. Sembra che tutti si limitino ad aspettare rinviando ogni decisione. Infatti, se Kim Jong il era già da tempo designato successore del padre, nessuno dei suoi tre figli oggi sarebbe in grado di assumere le redini del governo. Chi allora potrà essere il nuovo leader?
Per saperne di più dobbiamo uscire dalla Corea del Nord. A Seoul troviamo Hwang Jang Yop che è stato Segretario degli Affari Internazionali del Partito oltre che mentore di Kim Jong Il. Dopo la sua clamorosa fuga al sud, oggi è il Presidente del Comitato per la Democratizzazione della Corea del Nord. «Se Kim Jong Il dovesse morire, sarà il Partito a designare il successore. Neppure i militari hanno il potere che possiede la nomenclatura politica.» Insomma, per Hwang Jang Yop nulla cambierà nel futuro della nazione. Eppure già molto è cambiato dalla morte di Kim Il Sung.

@ Piergiorgio Pescali

Nessun commento: