Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Intervista a Mons. Aloysius Jim Luxian, vescovo di Shanghai

Mons. Aloysius Jim Luxian, vescovo di Shanghai, mi accoglie con la consueta ospitalità cinese nella sua stanzetta di pochi metri quadrati nella cattedrale di Sant’Ignazio, nel quartiere di Xujiahui. Dal suo volto traspare la serenità di un uomo di 92 anni a cui gli eventi della vita hanno riservato un posto di primo piano nella storia del suo Paese, la Cina. Amico di Andreotti, di Claudio Celli e di numerose personalità politiche ed ecclesiali italiane e estere, Mons. Luxian si è formato presso i Gesuiti in Italia negli anni Quaranta. Due anni dopo la vittoria del Partito Comunista Cinese, è tornato in patria per essere subito arrestato: «Le autorità si chiedevano come mai, mentre altri cercavano di ottenere un visto d'uscita, io seguivo il percorso inverso. Hanno quindi pensato che avessi una missione, quella di sovvertire il governo appena instaurato.» I successivi 27 anni, mons. Aloysius li trascorse nelle prigioni cinesi, da dove uscì solo nel 1978, dopo l’avvento di Deng Xiaoping.
La delicata posizione che ricopre nella gerarchia ecclesiastica, lo rende ancor oggi una figura tenuta sotto controllo dalle autorità locali. E’ per questo motivo che concede pochissime interviste ai giornalisti che accetta di incontrare, non lesinando critiche anche alla stessa Chiesa.
Mons. Luxian, come sono i vostri rapporti con la Santa Sede in campo teologico e politico??
Nella fede e nella morale siamo assolutamente fedeli alle direttive del Papa. Per quanto riguarda la politica, l’assenza di relazioni diplomatiche tra il Vaticano e la Cina, ci crea non poche difficoltà. E’ chiaro, ad esempio, che la Chiesa cinese non può sostenere Taiwan, come invece ufficialmente fa la Santa Sede.
Quale è quindi la soluzione per essere in piena comunione col Papa?
La fede. Noi preghiamo per il Papa durante le messe, riceviamo regolarmente le sue encicliche e le lettere apostoliche, i libri stampati dalla Chiesa. Inoltre, oggi c’è la televisione, le e-mail che ci permettono di mantenere un contatto quotidiano diretto con il Vaticano.
Si parla tanto di Chiesa Patriottica. Che rapporti ci sono tra la Chiesa in comunione con il Papa e la Chiesa Patriottica ufficializzata dal governo?
Vede, noi siamo tra l’incudine e il martello. Se abbiamo un atteggiamento conciliante verso le autorità, siamo tacciati di essere Chiesa Patriottica e quindi estranea alla linea del Papa, viceversa, se ci sono attriti tra Pechino e il Vaticano, il governo ci limita nella nostra libertà.
A quanto ho potuto constatare, la Chiesa a Shanghai gode di una certa libertà. E’ così anche nelle zone meno frequentate dagli stranieri?
E’ vero, qui a Shanghai siamo piuttosto liberi di praticare la nostra fede e devo dire che anche nelle zone più remote la Chiesa viene rispettata più che negli anni passati.

© Piergiorgio Pescali

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