Kang Sok-ju è una delle stelle nascenti della politica nordcoreana. E’ stato lui nel 1994 a negoziare l’accordo che ha permesso alla delegazione statunitense di visitare il sito nucleare di Yongbyon, allentando così una tensione che teneva col fiato sospeso il mondo intero, mentre nel 1999 ha incontrato l’ex Segretario della Difesa, William Perry. In un breve incontro, Sok-ju ha accettato di rispondere ad alcune domande sull’attuale stato dei negoziati con la Corea del Sud e sul futuro della penisola coreana:
-Come è cambiata la vostra opinione sulla Corea del Sud dopo l’elezione a Presidente di Kim Dae-jung e alla luce degli incontri con Kim Jong Il?-
-Kim Dae-jung si è dimostrato il Presidente più aperto e disponibile che la Corea del Sud abbia mai avuto. Ci sono note le battaglie politiche e di diritti civili da lui combattute nel Sud sotto la dittatura militare e per questo lo ammiriamo. Restano però degli ostacoli al dialogo, primo fra tutti la presenza di 35-40.000 soldati statunitensi in territorio coreano, una presenza che definiamo senza mezzi termini occupazione militare.-
-Chung Ju-yung, fondatore della Hyundai, auspica la riunificazione della Corea entro tre anni. Non le sembrano troppo pochi?-
-Pensiamo che la riunificazione debba prima di tutto essere discussa sul piano politico. La Corea è una, questa è la nostra posizione, ma per troppi anni il nostro popolo è stato diviso da una linea di demarcazione voluta da stranieri e saremmo ipocriti se non riconoscessimo che oggi la Corea ha seguito due strade opposte, troppo differenti perché possa essere riunificata come due pezzi di un puzzle. Noi abbiamo proposto una federazione di due regioni che per un certo numero di anni continuino a seguire vie economiche e politiche convergenti, ma non distruttive per l’attuale sistema. Solo in seguito, quando economia, popolo, cultura, spirito patriottico si saranno completamente integrati, si potrà parlare di unificazione completa.-
-Diverse compagnie sudcoreane stanno facendo il loro ingresso sul mercato nordcoreano. E’ questo un primo passo verso l’integrazione economica?-
-Sì, abbiamo scelto le compagnie che secondo noi garantiscono la salvaguardia dei nostri valori e della nostra economia socialista. Lentamente potrebbero inserirsi nel cosiddetto “mercato” nordcoreano. Ma solo lentamente.-
-Tutti i Paesi precedentemente a voi alleati, penso all’URSS, all’area COMECON, alla stessa Cina Popolare, si sono o si stanno convertendo all’economia di mercato. Quanto potrà resistere la Corea del Nord alle pressioni del capitalismo?-
-Il capitalismo non è nell’animo dei coreani e neppure degli asiatici, oserei dire. In Cina, è vero, ci sono spinte verso un’economia a stampo capitalista, ma sono minime e non potranno mai sorgere società capitaliste sul tipo di quella americana o europea. Siamo asiatici e siamo anche coreani.-
-In Occidente si è parlato molto della possibilità di una guerra nella penisola coreana. Pensa sia ancora probabile l’eventualità di un conflitto o il recente dialogo con il Giappone e la Corea del Sud ha definitivamente scongiurato uno scenario bellico?-
-Tutto è possibile quando un Paese o più Paesi sono guidati da uomini irresponsabili. Giappone e Corea del Sud sono nazioni in cui la presenza statunitense è molto forte. Agli Stati Uniti non interessa scatenare un conflitto, purché non sia a casa loro. Noi però, siamo pronti a difendere col sangue la nostra Patria. Risponderemo se saremo attaccati.-
-Un ultima domanda: chi comanda a Pyongyang. Kim Jong Il o i generali?-
-Kim Jong Il, naturalmente. Non siamo una dittatura come lo è stata la Corea del Sud per 50 anni. I nostri militari servono solamente per difenderci, non per opprimerci.
© Piergiorgio Pescali
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