Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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Tribunale Khmer Rossi (6.6.2003)

Il 6 giugno 2003 il rappresentante per l’ONU, Hans Corell e Sok An per il governo cambogiano, hanno firmato un accordo in base al quale un eventuale tribunale che dovrà processare i dirigenti Khmer Rossi per i crimini commessi durante il periodo di Kampuchea Democratica, dovrà sottostare alle leggi cambogiane. Hun Sen si è sempre opposti a che i Khmer Rossi fossero giudicati da un tribunale internazionale: «Paesi stranieri stanno cercando di sfruttare l’argomento Khmer Rossi per intervenire negli affari interni della Cambogia (…) Non dobbiamo accettare che gli stranieri facciano giustizia per i cambogiani» ha detto il Premier in una intervista rilasciataci recentemente. L’allusione agli Stati Uniti è fin troppo chiara e il sillogismo, neppure troppo mascherato, che ne esce -giustizia cambogiana per i cambogiani - è evidente ed esclude ogni forma di intervento dall’esterno.
A questo punto resta da chiarire quanto possa essere equo e giusto un processo intentato in un Paese dove il potere giudiziario è diretta emanazione di quello politico e dove le associazioni preposte all’osservazione del rispetto dei diritti umani, sono bandite o, nel migliore dei casi, mal tollerate. E’ vero, comunque, che un processo equo non farebbe piacere a nessuno: sarebbero in troppi a dover dare spiegazioni sui loro comportamenti prima, durante e dopo l’avvento dei Khmer Rossi al potere. L’Occidente dovrebbe spiegare gli aiuti diplomatici, finanziari e militari dati ai Khmer Rossi dopo il 1979; Sihanouk dovrebbe convincere un’eventuale giuria obiettiva delle sue acrobatiche manovre politiche per restare aggrappato al potere, Hun Sen e Chea Sim di come abbiano aiutato Pol Pot a prendere il potere prima di defilarsi in Vietnam.

© Piergiorgio Pescali

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