C’è euforia, qui a Phnom Penh, negli ambienti del governo più vicini al Partito del Popolo Cambogiano: la cattura di Ta Mok, l’ultimo leader storico dei Khmer Rossi, ha contribuito ad aumentare la fiducia attribuita al gabinetto cambogiano sia da parte della popolazione, che dagli organismi e governi internazionali.
L’atmosfera di trionfo è ulteriormente lievitata quando anche il generale Nhiek Bun Chhay, dopo venti mesi di strenua opposizione armata al Governo Reale, ha deciso di rientrare nei ranghi, accettando il posto di vice-Presidente del Senato, ottenuto da Norodom Ranariddh in cambio del suo appoggio al governo Hun Sen. Nhiek Bun Chhay era il militare del Funcinpec, il partito di Ranariddh, più alto in grado quando, il 5 luglio 1997, Hun Sen, con un colpo di stato, accentrò su di sé tutti i poteri. Fuggito in modo rocambolesco alle esecuzioni sommarie cui erano vittime gli ufficiali più in vista fedeli al Funcinpec, Bun Chhay si era arroccato con i suoi fedelissimi nella foresta cambogiana, al confine occidentale con la Thailandia, continuando a mantenere rapporti più o meno formali con i Khmer Rossi.
La resa del militare, avvenuta solo 48 ore dopo l’arresto di Ta Mok, autorizza ad ipotizzare una sorta di alleanza instauratasi tra le forze Khmer Rosse e quelle ribelli del generale, il quale, è bene rammentarlo, durante tutto il periodo precedente al colpo di mano, conduceva trattative segrete con Pol Pot per attrarre i Khmer Rossi nel campo di Norodom Ranariddh in vista delle future elezioni generali.
La prospettiva di una Cambogia di nuovo unita e rappacificata dopo quasi trent’anni di guerra, ha avuto ripercussioni positive anche in campo internazionale. Il Ministro degli Esteri thailandese, Surin Pitsuwan, ha dichiarato che la Cambogia potrebbe essere ammessa all’Asean già dal prossimo mese, dopo la formazione del Senato dell’Assemblea Nazionale. Attualmente la Cambogia è l’unica nazione del Sud Est Asiatico a non essere stata accettata nell’Associazione. La sua ammissione, che avrebbe già dovuto avvenire nel 1997 assieme a quella del Myanmar e del Laos, era stata sospesa sine die a causa del putsch di Hun Sen.
Sempre tesi, invece, i rapporti tra quest’ultimo e gli Stati Uniti. Washington, pur accogliendo favorevolmente l’arresto di Ta Mok, ha fatto sapere tramite il portavoce del Dipartimento di Stato, James Rubin, che il ripristino degli aiuti non umanitari verso Phnom Penh, dipenderà dalla volontà del suo Premier di accettare o meno il processo internazionale dei leaders Khmer Rossi tuttora in vita.
Secondo l’organizzazione dei diritti umani dell’ONU, i dirigenti storici del movimento Khmer Rosso che dovrebbero comparire di fronte ad una corte “per rispondere di accuse di genocidio e crimini contro l’umanità” sarebbero “venti o trenta”. Tra questi, anche Khieu Samphan e Nuon Chea, rispettivamente Capo dello Stato e ideologo di Kampuchea Democratica, arresisi il 25 dicembre 1998 e accolti con tutti gli onori dallo stesso Hun Sen
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
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