-Il Popolo cambogiano ha già espresso il suo parere il 26 luglio in modo libero e democratico. Non lo dico io, Hun Sen, ma gli osservatori internazionali neutrali inviati da Stati che hanno più esperienza di noi in fatto di democrazia; lo dicono i giornali, le ONG che lavorano nel Paese. Chi non accetta il verdetto del popolo è un mistificatore e un antidemocratico.-
Il secondo Primo Ministro cambogiano Hun Sen, giunto a Singapore per una visita privata di due giorni, non è affatto tenero con le opposizioni che, da tre mesi e mezzo, continuano a rifiutare il verdetto delle urne adducendo come motivazione i numerosi brogli, intimidazioni, uccisioni che hanno funestato i preparativi delle consultazioni.
Hun Sen, che ha rifiutato ogni contatto con la stampa (“sono qui per riposarmi con la mia famiglia” ha detto), ha accettato, in via del tutto eccezionale, di rilasciare l’unica intervista in esclusiva durante il suo breve soggiorno nella città.
DOMANDA: -Come prevede che evolverà la situazione cambogiana nei prossimi mesi dopo che re Sihanouk ha offerto a Norodom Ranariddh e a Sam Rainsy la personale protezione per continuare i colloqui a tre per formare un governo di coalizione?-
HUN SEN: -Mi sembra che la posizione di Norodom Ranariddh e Sam Rainsy sia chiara: entrambi hanno escluso qualsiasi forma di negoziato.-
DOMANDA: -Non se questo verrebbe condotto in un Paese straniero.-
HUN SEN: -Il futuro della Cambogia deve essere discusso entro i suoi confini. I cambogiani hanno diritto di sapere quel che avviene nel loro Paese. Un accordo stipulato tra cambogiani all’estero sarebbe giustamente inteso come un artefatto, un’imposizione proveniente dall’esterno.-
DOMANDA: -Secondo la Costituzione cambogiana un governo deve avere l’approvazione dei due terzi dei deputati dell’Assemblea Nazionale. Se l’opposizione continuerà a rifiutare la coalizione proposta dal Partito del Popolo Cambogiano, non vi sarà alcun modo per formare il gabinetto. Fin quando pensa perdurerà questa situazione di stallo e di attesa?-
HUN SEN: -Non molto. Penso che l’opposizione debba cedere, non può stare a lungo arroccata sulle sue posizioni d’intransigenza. Tutti in Cambogia riconoscono che prima o poi ci dovrà essere un governo guidato dal PCC. Se non sarà un governo di coalizione non si può escludere un cambiamento della Costituzione per dare finalmente stabilità e credibilità internazionale al Paese.
DOMANDA: -Cosa risponde alle accuse di brogli e intimidazioni lanciate da Sam Rainsy e Norodom Ranariddh al suo partito?-
HUN SEN: -Sono assolutamente infondate e si basano su prove o insostenibili o futili. Davvero pensano che si possano invalidare delle elezioni solo perché in alcuni seggi gli scrutatori nell’aiutare un elettore a mettere la scheda nell’urna l’ha toccata o perché nello spiegare ad un altro come votare si è soffermato più su un simbolo piuttosto che un altro? Avrà certo saputo che persino un ex Congressista americano critico verso il PCC e verso me come Stephen Solanz, ha definito queste consultazioni come “il miracolo del Mekong” per modo libero e democratico con cui si sono svolte.-
DOMANDA: -Quali sono i punti fermi su cui il PCC, in caso di negoziati con l’opposizione, non transigerà e quali sono le concessioni che siete pronti a fare?-
HUN SEN: -In caso di negoziato tutto è negoziabile. Ma come vincitori delle elezioni penso che abbiamo il diritto di avere i Ministeri delle Finanze, Giustizia, Esteri, Difesa e Interni. In cambio offriremo la vicepresidenza a Norodom Ranariddh e a Sam Rainsy.-
DOMANDA: -E riguardo la richiesta avanzata dal Funcinpec di amnistia per cinque ufficiali scampati al colpo di stato da lei perpetrato nel luglio 1997, tra cui i generali Nhiek Bun Chhay e Serial Kosal, oltre alla reintegrazione nell’esercito delle forze di opposizione, cosa mi può dire?-
HUN SEN: -Come prima cosa voglio precisare che quello del luglio 97 non è stato un colpo di stato, ma solo un rimpasto di governo dettato dalla necessità di evitare che la Cambogia cadesse nuovamente nelle mani dei Khmer Rossi. Per quanto riguarda l’amnistia, occorre dire che il generale Bun Chhay sta guidando una minuscola banda di banditi armati che si oppongono al processo di pacificazione del Paese. Se accetta di deporre le armi e arrendersi, lui e i suoi seguaci forse potranno essere reintegrati nell’apparato statale. In caso contrario si dovrà rassegnare a morire nella foresta odiato da tutti i cambogiani.-
DOMANDA: -Che ruolo avrà Sihanouk nel processo di negoziazione?-
HUN SEN: -Un ruolo senz’altro importante, ma dovrà stare ai margini delle trattative senza interferire in alcun modo con le parti in causa.-
DOMANDA: -Tra lei e Sihanouk non è mai corso buon sangue. In un suo recente comunicato, il re ha detto che uno scontro tra voi due porterebbe conseguenze catastrofiche per la Cambogia. Cosa intendeva dire?-
HUN SEN: -Lo chieda a lui. Per quanto mi riguarda, non ho alcuna difficoltà a confrontarmi con Samdech Sihanouk. Le porte della mia residenza o del mio ufficio sono sempre aperte per lui. Non se se siano ugualmente aperte le sue.-
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
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