Il patrimonio storico e artistico della Cambogia è immenso; si stima che in tutto il paese siano disseminati circa 1.200 templi, il più famoso dei quali è il complesso di Angkor (che significa semplicemente “capitale”). Controllare e mantenere una simile quantità di opere è un impegno finanziario e umano immane, che la Cambogia non è in grado di sostenere da sola soprattutto quando le sue frontiere sono facilmente penetrabili e poco sorvegliate. Il problema del trafugamento delle opere non è recente: famoso è il caso dello scrittore André Marlaux, che nel 1923 fu arrestato perché trovato in possesso di oggetti trafugati dal sito di Angkor. Appena riapertasi al mondo, la Cambogia è stata assaltata dai collezionisti che, con la complicità di militari e funzionari del governo, hanno letteralmente smantellato intere costruzioni. L’UNESCO e il rinato EFEO (Ecole Française d’Extreme-Orient), in collaborazione con il Ministero della Cultura cambogiano, stanno correndo ai ripari, ma il sempre maggior afflusso del turismo di massa non facilita loro i compiti. Paradossalmente, la guerra e i Khmer Rossi sono stati i migliori custodi delle opere d’arte della Cambogia.
© Piergiorgio Pescali
S-21 - Nella prigione di Pol Pot
INDOCINA - Un libro, una saggio, una guida per chi vuole approfondire
© COPYRIGHT Piergiorgio Pescali - E' vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell'autore
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento