Non dimenticare la storia


Als die Nazis die Kommunisten holten, habe ich geschwiegen;
ich war ja kein Kommunist.
Als sie die Sozialdemokraten einsperrten, habe ich geschwiegen;

ich war ja kein Sozialdemokrat.
Als sie die Gewerkschafter holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Gewerkschafter.
Als sie die Juden holten, habe ich nicht protestiert;

ich war ja kein Jude.
Als sie mich holten,
gab es keinen mehr, der protestierte.


Quando i nazisti vennero per i comunisti, io restai in silenzio;
non ero comunista.
Quando rinchiusero i socialdemocratici, rimasi in silenzio;
non ero un socialdemocratico.
Quando vennero per i sindacalisti, io non feci sentire la mia voce;
non ero un sindacalista.
Quando vennero per gli ebrei, non protestai;
non ero un ebreo.
Quando vennero per me, non era più rimasto nessuno che potesse far sentire la mia voce.

(Emil Gustav Friedrich Martin Niemöller; Lippstadt, 14 gennaio 1892 – Wiesbaden, 6 marzo 1984)



S-21 - Nella prigione di Pol Pot

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S-21; un romanzo storico, una narrazione viva e potente che porta il lettore in una struttura detentiva istituita dal regime degli Khmer Rossi, una prigione da cui pochi sono tornati, seppur segnati nel corpo e nello spirito, vivi.

IL CUSTODE DI TERRA SANTA - un colloquio con padre Pierbattista Pizzaballa

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FESTIVAL FRANCESCANO 2014 - Rimini, piazza Tre Martiri,SABATO 27 SETTEMBRE - ORE 15.00 Presentazione del libro Il Custode di Terra Santa

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© COPYRIGHT Piergiorgio Pescali - E' vietata la riproduzione anche parziale senza il consenso dell'autore

Tra dittatura e buddismo

Questo è l'estratto della conferenza Myanmar - tra dittatura e buddismo tenuta il 1 Dicembre 2007 presso la Casa della Cultura di Milano nell'ambito del programma Indocina: un ponte fra due mondi? organizzato dal Centro di cultura Italia-Asia "Guglielmo Scalise"


Introduzione
Le manifestazioni che nella seconda metà del 2007 che hanno scosso il Myanmar, hanno mostrato quanto poco attenta sia la politica e i media nazionali verso l’Asia e l’Estremo Oriente in particolare. Fino al 15 agosto 2007, per la maggior parte di noi, pronunciare il nome Birmania evocava quasi unicamente immagini di serenità, di magnificenze archeologiche appartenenti ad un passato sconosciuto, avventurose crociere sull’Irrawaddy sulle orme di Orwell (almeno per i pochi che sono a conoscenza del suo soggiorno birmano come funzionario dell’Impero) o di templi e pagode buddiste ricoperte d’oro e scintillanti al sole tropicale.
Immagini turistiche come se ne vedono tante in Oriente e nei cataloghi patinati delle agenzie di viaggi che pubblicizzano il Paese asiatico. Immagini stereotipate, se vogliamo.
Ma anche chi del Myanmar si interessava dell’aspetto politico, a volte lo faceva con risvolti drammaticamente comici. Un esempio per tutti è la registrazione di uno stralcio del discorso che il Segretario Generale della CISL, Raffaele Bonanni, fece in occasione della festa del 1 Maggio 2007 a Torino (segue registrazione).
In un solo minuto Bonanni è magistralmente riuscito a condensare la totale impreparazione della classe politica italiana nella conoscenza del paese. Non voglio soffermarmi tanto sulla storpiatura del nome di Aung San Suu Kyi, letto con una certa fatica Aum San Sum Chi, ma sul fatto che, pensando che questa persona fosse un maschietto si riferisce a lei al maschile, per poi trasformarla (o trasformarlo), in un sindacalista.
Insomma, risultava chiaro che il 1 maggio 2007 Bonanni non sapesse affatto di chi stesse parlando. E così, penso, la maggioranza dei politici che stavano accanto a lui sul palco applaudendo le parole di condanna.

Oggi siamo qui per parlare di Myanmar, cercando di allontanare tutti gli stereotipi che la riguardano.

Myanmar o Birmania?
In primo luogo: dobbiamo parlare di Myanmar o di Birmania?
La scelta su quale termine utilizzare per identificare questo paese del Sud East Asia, non è di poco conto, visto che da tempo la diatriba è sfociata nel campo politico.
Per l’opposizione guidata da Aung San Suu Kyi è alla Birmania che ci si dovrebbe riferire, mentre ufficialmente la nazione è stata denominata Myanmar dopo che nel 1989 la Giunta Militare ha cambiato i toponimi principali di tutte le coordinate geografiche del paese: non più Rangoon, ma Yangon, non più Irrawaddy, ma Ayerwaddy, non più Bassein, ma Pathein, Bagan anziché Pagan ed infine non più Birmania, ma Myanmar.
Devo personalmente convenire che la scelta della giunta mi trova, ahimè, più concorde.
Birmania, infatti, è la traslitterazione, storpiata dai colonialisti britannici, di Bamar, la principale etnia della nazione, quelli che noi chiamiamo birmani. Parlare di Birmania quindi, oltre che perpetuare un retaggio coloniale, limita anche il concetto di rappresentanza etnica presente sul territorio. E questo non è un punto di poco conto, come vedremo.
Myanmar, invece, oltre ad assumere una maggiore valenza di democrazia etnica, che trova punti di concordia anche tra le popolazioni periferiche non appartenenti all’etnia birmana, è anche il toponimo che distingueva il Paese sin dal XIII secolo. Fu utilizzato anche da Marco Polo ne Il Milione quando parla (forse senza averla mai visitata) di Bagan.
Mi riferirò quindi al Paese non come Birmania, bensì come Myanmar.

Buddhismo e Tatmadaw
La vita del Myanmar non è mai stata tranquilla. Ancor prima che la Union Jack venisse ammainata nel 1948, il germe dell’assassinio politico si insinua nella sua classe dirigente con l’uccisione di Aung San, il principale artefice dell’affrancamento dal giogo coloniale.
Aung San lascia però una doppia eredità destinata a creare forti lacerazioni in seno alla società del Paese:
Un’eredità militare, il Tatmadaw, le Forze Armate birmane da lui co-fondate
Un’eredità filiale, allora nata da appena due anni, Aung San Suu Kyi.
Appare inoltre chiaro che per governare la Birmania (così fu chiamata la nazione all’indomani dell’indipendenza), è necessario godere dell’appoggio dei due eserciti del Paese: l’esercito armato, quello in divisa kaki e l’esercito dei monaci buddisti, in divisa arancione.
La perdita di appoggio di una sola delle due componenti, avrebbe messo in serio rischio qualunque tipo di governo si fosse instaurato. Una legge simbiotica che ancora oggi rimane valida.

Il Tatmadaw, infatti, secondo molti analisti, è riuscito a rimanere in sella al potere per così tanto tempo nonostante l’odio popolare, proprio grazie al buddismo.
Predicando le Quattro Nobili Verità, e identificando la vita con il dukkha, in Occidente tradotto in modo semplicistico come “dolore”, la religione buddhista invita conseguentemente ad eliminare le cause di questa negatività: il desiderio.
Appare dunque evidente che il fedele, per raggiungere la pace del Nirvana, è invitato a vivere la propria vita estraniandosi da ciò che procura dolore oppure, come i santi o i martiri cristiani, accettare anche il dolore al fine di elevare il proprio spirito.

Non dobbiamo neppure dimenticare il forte collegamento che la dottrina buddista ha con l’astrologia, che in Myanmar è divenuta parte integrante (a volte preponderante se non decisiva) delle scelte politiche.
E’ noto a tutti l’importanza che riveste il numero nove per i generali, ma anche l’opposizione, che tanto sbeffeggia i militari per questo loro attaccamento alla numerologia, non è da meno.
Se il nove, come abbiamo detto è il “numero militare”, l’otto (che precede il nove), è il “numero dell’opposizione”. Non per nulla 108 sono i grani del rosario buddista e 8 sono le vie che conducono all’estinzione del dukkha. E così ecco che gli studenti scelgono una data e un’ora precisa per iniziare le manifestazioni contro Ne Win: l’8 agosto (ottavo mese dell’anno) 1988 alle ore 8.08. Ancora oggi la generazione di studenti reduce da queste rivolte è raggruppata in un organizzazione identificata con una teoria di otto: Gruppo 88.

Da Aung San a Ne Win
Tra il 1947 e il 1962 assistiamo alla cosiddetta “fase democratica”, caratterizzata dallo sviluppo delle relazioni internazionali (in particolare con Cina, India, USA, Gran Bretagna) e dal pluralismo politico.
Ma nasce immediatamente quello che sarà uno dei problemi principali del Paese: il dramma etnico. Le nazioni etniche ribadiscono ai futuri dirigenti del Paese le promesse di indipendenza fatte dai britannici alle popolazioni Karen e Mon. A queste recriminazioni viene ribattuta l’intransigenza mostrata da Aung San durante la fase immediatamente pre-indipendenza, nel non voler considerare un sistema federale veramente capace di dare autonomia culturale alla nuova nazione. Parlare di Stato Kachin o di Stato Karenni all’interno di una eventuale federazione, non solo è assolutamente proibito, ma addirittura pericoloso. E quando la stampa comincia a criticare l’ostracismo di Aung San verso l’apertura politica etnica, ecco che lui inveisce contro “alcuni giornali, che pur essendo a perfetta conoscenza dei fatti, scrivono quello che vogliono. Ad esser franchi, sono come testicoli di capra”. Parole dure che non fanno ben sperare in una evoluzione in senso democratico, anche in una Birmania indipendente governata dall’eroe nazionale.
Infine, a tutti questi problemi si aggiunge anche la fuoriuscita volontaria dei comunisti dalla Lega Antifascista. Inizia qui la lunga guerriglia rivoluzionaria del Partito Comunista Birmano (PCB) che si protrarrà fino alla fine degli anni Novanta.

E’ in questo caos sociale che un generale, compagno di Aung San, Ne Win, prende il potere. Per la verità sale al vertice del governo pregato a gran voce dall’allora Primo Ministro U Nu, che spera di ristabilire un ordine sociale compromesso. In seguito, però, Ne Win rifiuta di rimettere il potere ai civili inaugurando il cosiddetto socialismo birmano, un sistema politico-economico e culturale con vaghe somiglianze col socialismo buddhista che lo strambo e inaffidabile sovrano Norodom Sihanouk sta imponendo in Cambogia.

Cina, India e Stati Uniti
Nel frattempo, la Rivoluzione Culturale cinese iniziata nel 1966, rafforza il PCB e la sua guerriglia, mentre nelle file etniche emergono i membri del Kuomintang, fuggiti dalla Cina dopo la presa di potere di Mao e che hanno trovato rifugio sicuro nelle montagne dello stato Shan. La coltivazione d’oppio, fino ad allora essenzialmente limitata al mercato locale, si internazionalizza. Le lotte etniche si intrecciano con gli interessi nazionali, le ideologie vengono a patti con le istanze nazionalistiche, formando una convulsa commistione di comunisti, Kuomintang, etnie che, pur mantenendo specificità ideologiche, si alleano contro il Tatmadaw birmano.

Nel complicato panorama geopolitico si inserisce anche la guerra del Vietnam e la teoria del domino di McNamara. Interessi USA e birmani convergono nel fronteggiare la Cina e il pericolo comunista. Anche l’India, impegnata nelle guerre di frontiera con l’Armata Rossa, si inserisce in questa alleanza, influenzando pesantemente la politica birmana. Non è certo un caso che la rivoluzione toponomastica del 1989 precede di pochi anni quella indiana.

Ma se internazionalmente Ne Win trova sostenitori, all’interno la situazione economica è disastrosa. La doppia demonetarizzazione voluta dal generale (forse suggeritagli dal suo oracolo privato in base a calcoli numerologici), crea malcontento tra gli studenti che nel marzo 1988 iniziano a scendere in piazza.

8.8.88
E’ l’anno della svolta nella politica birmana.
Per sei mesi le strade delle principali città vedono sfilare cortei studenteschi a cui si aggiungono anche gli operai delle fabbriche invitati dai comunisti a scioperare. Gli scontri con la polizia, le forze paramilitari e il Tatmadaw sono violentissimi. In sei mesi si stima che circa 10.000 manifestanti siano uccisi.
Sono rivolte assai differenti da quelle a cui abbiamo assistito nello scorso autunno. Innanzitutto quelle del 1988 sono rivolte spontanee senza un’organizzazione centralizzata, sono rivolte politiche (campeggiano i ritratti di Aung San) in cui i monaci partecipano defilati ed in secondo piano.
Possiamo dire che sono esattamente l’opposto di quelle osservate nel 2007, nelle quali l’organizzazione monastica è assolutamente verticistica, dove le manifestazioni sono state preparate da tempo, in cui non si sono visti ritratti di politici e dove studenti e politici sono rimasti nell’ombra. Infine, a differenza delle manifestazioni del 2007, che hanno avuto l’appoggio anche organizzativo di associazioni estere, quelle del 1988 sono totalmente organizzate e preparate all’interno della Birmania.

Il ritorno di Aung San Suu Kyi
Ma il 1988 è anche l’anno in cui la figlia dell’eroe nazionale Aung San, Aung San Suu Kyi, l’eredità filiale di cui parlavamo in precedenza, torna in patria.
Torna dopo aver studiato in Inghilterra ed aver sposato un inglese con cui ha due figli. Torna ad accudire la madre morente.

La situazione che trova Aung San Suu Kyi la sconvolge a tal punto, che decide di proporsi come mediatrice tra i manifestanti ed il governo. Solo in seguito, dopo aver incassato il rifiuto dei vertici militari, decide di mettersi in gioco fondando con altri politici il National League for Democracy (NLD).
Il 20 luglio 1989 per Aung San Suu Kyi inizia la lunga serie di detenzioni che, inframmezzata da pochi mesi di libertà vigilata, perdura a tuttoggi.

Per calmare le acque Ne Win si dimette e fonda lo SLORC, lo State Law and Order promettendo elezioni libere e democratiche. Viene favorita la nascita di centinaia di partiti, quasi tutti estremisti e contrari ai generali, sperando così facendo di disperdere i voti, mentre un solo partito rappresenta il governo della giunta militare.

Le elezioni del 1990
Dalle urne delle elezioni del 1990 non escono, però, i risultati programmati dallo SLORC.
L’NLD raggiunge una percentuale di voti altissima, forse non prevista neppure dagli stessi membri della Lega. Lo SLORC annulla il verdetto popolare, o meglio: afferma che le elezioni non erano dirette a decidere quale partito avrebbe formato il nuovo governo, ma per scegliere i delegati che avrebbero dibattuto il disegno della nuova bozza costituzionale ed iniziare la “road map”, la via per consegnare il Paese alla democrazia.

Il problema etnico e della democrazia
Ma dall’analisi del voto emerge un altro fatto altrettanto importante, da molti sorvolato: un 16% di voti etnici indipendentisti a livello nazionale. Questo significa che localmente queste forze politiche e, non dimentichiamolo, militari secessioniste, raggiungono anche percentuali maggioritarie assolute.
Se poi pensiamo che nelle aree tribali o etniche, la percentuale di votanti è stata nettamente inferiore alle zone centrali del Paese a maggioranza bamar, il peso di questo 16% diventa enorme e decisivo per la sopravvivenza della nazione.

Questo caleidoscopio di razze motivate da istanze centrifughe, mette a repentaglio non solo l’unità del Myanmar, ma la stessa sicurezza del Sud Est Asia e della Cina.
Nessuno vuole la destabilizzazione e la disgregazione del Myanmar.
Non lo vuole la Cina, che teme un coinvolgimento delle minoranze etniche sul suo territorio.
Non lo vuole l’India, che ha grossi problemi a contenere la guerriglia assamita con basi negli Stati Chin e Arakan birmani.
Non lo vuole neppure la Thailandia, che sta fronteggiando una crisi interna con i separatisti musulmani al sud e che è sempre stata accusata di discriminare le minoranze delle regioni settentrionali e tantomeno gli Stati Uniti, i quali vedrebbero crollare lo status quo regionale facendo riaffiorare lo spettro di una nuova guerra indocinese.
Infine, non dimentichiamo che la secessione garantirebbe un maggiore controllo dell’economia interna da parte delle stesse etnie, con un quasi certo aumento della produzione di oppiacei e di metamfetamine. La produzione d’oppio nel Myanmar oggi sta diminuendo, ma è un calo fittizio, visto che parimenti aumenta la produzione delle cosiddette droghe chimiche, più economiche da produrre e facili da smerciare.

Da questo appare evidente che per mantenere unita la nazione è indispensabile la presenza del Tatmadaw. Lo ha ammesso la stessa Aung San Suu Kyi la quale non vuole l’uscita dalla scena politica dei generali (pena la disgregazione del Myanmar), bensì una cogestione del potere con la componente civile. Le manifestazioni che per una decina di giorni hanno movimentato le piazze europee e italiane chiedendo il completo defilamento del Tatmadaw, non hanno dimostrato altro quello di cui ho parlato in precedenza: la totale impreparazione dell’opinione pubblica nel comprendere il problema Myanmar.
In Myanmar, la grande maggioranza dei cooperanti stranieri e molti degli stessi intellettuali birmani all’opposizione che sono riuscito a contattare, hanno espresso la propria perplessità che un governo democratico possa effettivamente risolvere i problemi del Paese. Anzi, hanno espresso la propria perplessità sul fatto che la democrazia stessa possa essere positiva per la nazione se concessa senza una preparazione adeguata. Ecco alcune delle frasi ricavate da colloqui (più o meno clandestini) avuti con esponenti dell’opposizione e delle organizzazioni umanitarie e internazionali presenti in Mynamar:
“Rischiamo di balcanizzare la regione”
“il Paese diverrebbe incontrollabile e saremmo in preda alla guerra civile”
“ci vorranno decenni prima che noi birmani possiamo essere pronti per una gestione democratica del nostro governo”
“la corruzione non è prerogativa dei militari. Anche membri dell’NLD hanno dimostrato di essere corrotti quanto i generali”
“Escludere i militari dalla vita politica? Impensabile. Tutte le volte che ho incontrato Aung San Suu Kyi ha sempre espresso l’intenzione di non voler emarginare l’esercito dalla vita sociale e politica della nazione. Lei sa che senza l’esercito non ci sarebbe Birmania”

Intransigenza e crollo delle speranze di dialogo
Ecco quindi che, nel pericolo di una disgregazione nazionale, i generali cambiano rotta. Ne Win si defila, lasciando il posto al suo delfino, Khin Nyunt, la “faccia buona” del regime. Khin Nyunt, capo del Military Intellicenge (MI), i Servizi Segreti Militari, è stato forse il militare più moderato e più aperto al dialogo con l’opposizione. Sembra che il Myanmar stia cambiando rotta tanto è vero che anche i rapporti con l’Occidente migliorano e si concludono numerosi accordi di pace con gran parte degli eserciti etnici.
Paradossalmente, proprio quando nel paese sembra aprirsi uno spiraglio, è Aung San Suu Kyi a non cogliere l’opportunità, perdendo l’occasione per implementare una svolta democratica.

Il conferimento del Premio Nobel per la Pace avvenuto nel 1991, convince l’ala dura dello SLORC che dietro l’NLD e Aung San Suu Kyi ci sono potenze straniere decise a interferire con il programma politico birmano.

Il fallimento dei colloqui tra l’NLD e lo SLORC, dal 1997 ridenominato SPDC, State Peace and Development Council forse su suggerimento di una delle agenzie di pubbliche relazioni a cui i generali hanno affidato la propria immagine internazionale, indebolisce la posizione dei rispettivi leaders: Aung San Suu Kyi espelle numerosi dirigenti che le rinfacciano la sua intransigenza, mentre Than Shwe, capo del Tatmadaw, coglie la palla al balzo e, nel 2004, arresta Khin Nyunt assieme a tutti i dirigenti dell’MI.
Dalle residenze dei capi dei servizi segreti vengono confiscati intere biblioteche di dossier sui generali del Tatmadaw, confermando l’ipotesi che Khin Nyunt stava predisponendo un repulisti contro la corruzione dilagante per eliminare gli elementi ostili al dialogo.

L’era Than Shwe
E con Than Shwe al potere, il Myanmar conosce il periodo più oscuro dell’era militare.
Stati Uniti e Unione Europea invitano all’embargo, mentre Aung San Suu Kyi giunge persino a chiedere ai turisti di non venire nel Paese, nonostante lei stessa, nel 1985 avesse scritto un libro dal titolo inequivocabile: Let’s Visit Burma (Burke Publishing Company).

Per quanto riguarda il turismo posso aggiungere che sarebbe consigliabile evitare i viaggi organizzati con i Tour Operator in quanto utilizzano strutture logistiche governative. Ma togliamoci dalla mente che andando individualmente, evitando i grandi alberghi di lusso, i ristoranti più raffinati, nulla di quello che spendiamo giunga ai militari.
A volte, anzi, accade il contrario: affidandoci alle guide dobbiamo tenere presente che queste devono sostenere un esame, pagare mance per avere l’abilitazione e che ogni volta terminano un viaggio con i turisti sono obbligate a compilare una dettagliata relazione su quello che si è visto, fatto, detto.
In un paese dove è difficilissimo avere una linea internet, a Kengtung, tanto per fare un esempio, il primo e unico albergo che possiede il collegamento alla rete non è quello governativo, ma un albergo privato dove si raggruppano la maggior parte dei turisti che rifuggono le strutture governative. E’ chiaro che questa concessione non è stata data senza ottenere nulla in cambio: infatti l’albergo in questione appartiene ad una famiglia di militari.
In un’altra cittadina i turisti “zaino in spalla” si assiepano in un ristorante consigliato dalla Lonely Planet perché una delle poche strutture private presenti nella zona. Private sì, ma anche questa proprietà di un colonnello del Tatmadaw.
Infine, per visitare i principali monumenti occorre versare una tassa d’entrata. E’ obiettivamente difficile rifuggire dalla tentazione di visitare queste opere d’arte.

Per rimpinguare le casse dello stato (e anche le loro), i generali iniziano a svendere le ricchezze naturali del Paese: India, Cina, Thailandia, Singapore, Malesia, Giappone, Sud Corea, Russia si fronteggiano, a volte duramente, per avere concessioni per lo sfruttamento del legname, gas naturale, pietre preziose.
Tramite Paesi terzi, anche aziende europee (tra cui molte italiane) continuano a violare l’embargo. La Total, una delle poche multinazionali che opera direttamente senza prestanome in Myanmar, afferma che parte dei proventi viene devoluta per programmi di sviluppo sociale.
Vero; come del resto è vero che molte altre multinazionali e aziende occidentali fanno affari d’oro con i generali senza per questo essere additate all’indice dall’opinione pubblica.

E se il boicottaggio rischia di spingere sempre più il Myanmar nelle braccia della Cina allontanando le prospettive di dialogo, i benefici economici che il paese riceve dal coinvolgimento di ditte straniere, vanno principalmente a rafforzare le Forze Armate.
Sanità, educazione, trasporti sono settori devastati non solo dall’incompetenza dei militari, ma anche dalla sempre più cronica mancanza di fondi, lasciando il compito di aiutare la popolazione civile a organizzazioni private, umanitarie (almeno le poche che hanno il permesso di lavorare nel Paese) e religiose.

Conclusioni
La conclusione:
In Myanmar Aung San Suu Kyi è ancora agli arresti domiciliari, oramai protrattasi da 18 anni, seppure con qualche sporadica interruzione, durante le quali, comunque, la leader non è mai stata libera di girare per il Paese.
Than Shwe ha eliminato ogni militare che avrebbe potuto contrastare la sua visione politica, in particolare Khin Nyunt, l’unico in grado di stabilire un dialogo attivo con l’opposizione
Il boicottaggio verso il Myanmar ha spinto i generali a svendere le ricchezze naturali del Paese alle nazioni limitrofe (Cina, India, Thailandia), rimettendosi nelle braccia di Pechino

Cosa si può fare?
Di fronte alla situazione birmana cosa possiamo fare?
Purtroppo le dimostrazioni di appoggio alla causa dell’opposizione birmana che abbiamo visto nell’autunno 2007 dimostrano che pochi hanno sensibilità di quello che sta veramente accadendo nel Paese.
Chiedendo l’esclusione del Tatmadaw dalla vita socio-politica della nazione e il ritorno immediato alla democrazia, non si è fatto altro che comprovare la non conoscenza della situazione.
Del resto le magliette rosse che tanto hanno entusiasmato le folle, oggi sono ad ammuffire nei cassetti, dimostrazione che il tema Myanmar/Birmania non tocca più di tanto l’opinione pubblica.
Il Myanmar non ha un Dalai Lama da porre come icona al suo movimento d’opposizione. Ha “solo” una donna dal nome difficilmente pronunciabile che nessuno può vedere negli stadi o sentire di prima persona. E’ una donna lontana, segregata in una casa di cui è stata costretta a vendere tutti i mobili e suppellettili per poter sopravvivere senza accettare il denaro che l’SPDC le metteva a disposizione.
Cosa possiamo fare quindi?
Non dimenticare.
Non dimenticare il Myanmar o Birmania che dir si voglia, non dimenticare non solo Aung San Suu Kyi, ma anche tutti i membri dell’opposizione (NLD, comunisti, marxisti-leninisti, etnici, persone comuni) imprigionati nelle carceri birmane a cui il governo impedisce ogni contatto con l’esterno.
Possiamo aiutare direttamente il popolo del Myanmar aiutando le organizzazioni non governative presenti sul territorio informandoci attentamente sui progetti che svolgono e in che modo li svolgono. Non tutte le ONG o le associazioni sono uguali e la filosofia di interventi varia profondamente.
Se ne abbiamo la possibilità possiamo trasgredire quanto ci viene suggerito da Ang San Suu Kyi e visitare il Paese, non come semplici turisti, ma come testimoni di quello che sta accadendo, prendendo contatti con persone del luogo o con operatori umanitari che lavorano in Myanmar.
Poi, una volta tornati a casa, cominciare a vagliare la situazione e decidere cosa è meglio fare.
Ma manifestazioni estemporanee, magliette rosse, sfilate al grido di “siamo tutti birmani” sono inutili se poi non si continua a sostenere la causa.

© Piergiorgio Pescali



BIBLIOGRAFIA ITALIANA

Su le orme del Buon Pastore, di Antonio Lozza, Edizioni PIME, 1971

Tra guerre e superstizioni in Birmania, di Graziano Gerosa, Edizioni EMI, 1979

Da Camaldoli alla giungla di Cristoforo Mattesini, Edizioni EMI, 1980

La città felice di Livio Mondini, Edizioni EMI, 1989

Libera dalla paura di Aung San Suu Kyi, Sperling & Kupfer Editore, 1996

Viaggio in Birmania di Edoardo Profumo, Edizioni Promolibri, 1997

Prima del sole. L’avventura missionaria di padre Clemente Vistare “patriarca della Birmania” (1897-1988) di Piero Gheddo, edizioni Emi, 1998

Estremi orienti di Amitav Ghosh, Einaudi Editore, 1998

Strade di bambù. Viaggio in Cina, Laos. Birmania di Marco Del Corona, Edizioni Edt, 1999

Il santo col martello. Felice Tantardini. 70 anni di Birmania di Piero Gheddo, Edizioni Emi, 2000

Fiabe birmane – Editrice Muzzio, 2001

Birmania Football Club. Da colonia britannica a dittatura militare di Andrei Marshall, Instar Libri, 2004

Piccola fra i piccoli. Suor Giovannina Zanotto missionaria in Birmania-Myanmar di Vittorina Pedrotti, Edizioni Ancilla, 2004

Il canto della libertà di Karen Connelly, Frassinelli Editore, 2005

Il pavone e i generali. Birmania: storie di un Paese in gabbia di Cecilia Brighi, Baldini Castaldi Dalai, 2006

E la giungla piange. Il vero volto della Birmania di Benno Roeggla, Edizioni Athesia, 2006

Giorni in Birmania di Gorge Orwell, Mondadori Editore, 2006

Il palazzo degli specchi di Amitav Ghosh, Editrice Neri Pozza, 2007

Lettere dalla mia Birmania di Aung San Suu Kyi, Sperling & Kupfer Editore, 2007

Birmania. Sui sentieri dell’oppio di Aldo Pavan, Editrice Feltrinelli, 2007

Myanmar, in Birmania alla scoperta dei tesori d’Oriente di C.Bussolino e S.Sturla, Editrice Polaris, 2007

Viaggio in Birmania, di Mariateresa Sivieri, Cleup Editrice, 2007

Verde e zafferano. A voce alta per la Birmania di Carmen Lasorella, ed.Bompiani, 2008

All’ombra della pagoda d’oro. Tra i bambini di strada in Birmania di Chiara Lossani, ed.Rizzoli, 2008
















Allegato 2: Lista delle aziende internazionali che hanno rapporti commerciali con il Myanmar

THE BURMA DIRTY LIST

· Abercrombie & Kent
· Adventures Abroad
· Alcatel
· Andrew Brock Travel
· Aquatic
· Asean Explorer
· Asia Optical
· Atwood Oceanics
· Audley Travel
· Bales Worldwide
· Ben Line Agencies/ EGT Holdings
· BJ Services
· The Cambrian Group
· Chevron
· China National Offshore Oil Corp (CNOOC)
· China National Petroleum Corporation (CNPC)
· China PetroChemical Corp (Sinopec)
· Daewoo International Corporation
· Diethelm Keller/STA Travel
· DLH Timber
· Dragon Travel
· E.O. Burton
· Essar Group
· Flatau Dick & Co
· Focus Energy
· Fodor's/Random House
· Frontier Drilling
· Gas Authority of India Ltd (GAIL)
· Gecko’s Adventures
· Hapag-Lloyd
· Helicopters New Zealand
· Hunter Publishing/Nelles Guides
· Hutchison Whampoa/3 Mobile/Superdrug
· Impact Publications
· Insight Guides
· Ivanhoe Mines
· James Latham
· Jet Gold Corp
· Kajima
· Kerry Logistics Group/Kuok Group
· Kircodan Furniture
· KOGAS
· Leeward Capital Corp
· Let’s Go/Pan MacMillan
· Lister/Sun Wood Industries
· Lonely Planet
· Maersk
· Marubeni
· Mekong Travel
· Mel Flooring
· Mitsui
· Morgan Timber
· Moss Timber
· Mountain Travel Sobek
· New Horizons Travels and Tours Ltd
· NHG Timber Ltd
· Nikko Hotels International/Japan Airlines
· Nippon Oil
· Noble Caledonia
· NYK Shipping
· ONGC Videsh
· Orient Express
· Parker Kislingbury
· Peregrine Adventures
· Petronas
· Pettitts
· PTTEP
· Road to Mandalay
· Robbins Timber
· Rolls-Royce
· Scansia Sdn Bhd
· Schenker
· Schlumberger
· Shangri-La Hotels
· Siemens
· Silverbird Travel
· Sompo Japan
· Sri Asia Tourism
· Steppes Travel/Steppes East
· Sumitomo Corporation
· Suzuki
· Swift
· Taiga Consultant Ltd
· Tennyson Travel
· Timbmet
· Total Oil
· Totton Timber
· Trailblazer Guides
· Trans Indus Ltd
· Travel World Media
· The Ultimate Travel Company/Worldwide Journeys & Expeditions
· Utopia Tours
· Voyages to Asia
· William Garvey Furniture
· Willis Group Holdings
· Worldwood

(Fonte: The Burma Campaign UK, 2007)





Allegato 2: Lista delle aziende internazionali che hanno rifiutato di avere rapporti commerciali con il Myanmar

The Burma Clean List in full

· Adidas
· Anheuser-Busch International Inc, Budweiser
· Ann Summers
· Apple Computer
· Arcadia Group plc
· Bank of Nova Scotia
· BHS (British Home Stores)
· BP
· Bugbog.com
· Burton (UK)
· Carlsberg
· Clarks
· Ernst & Young
· Explore Worldwide, Ltd
· Explorers Tours
· Federated Stores
· Fenwick
· Fila
· Foster's
· Gecko Travel
· Grattan plc
· H&M
· Heineken
· Hewlett-Packard
· Himalayan Kingdoms Ltd
· IBM
· IKEA
· Interbrew (Labatt's)
· Jaegar
· Jansport
· John Lewis
· J Sainsbury plc
· Kookai
· Kuoni
· La Redoute
· Levi Strauss Inc
· Littlewoods
· Liz Claiborne
· London Fog
· Marks and Spencer
· Monsoon
· Moon Handbooks/Avalon Travel Publishing
· Motorola
· New Look
· Nomadic Thoughts
· Northwest Airline
· Oracle Corp.
· Oshkosh B' Gosh Inc
· Pepsi-Cola
· Polo Ralph Lauren Company
· PricewaterhouseCoopers
· Reebok
· River Islands
· Rough Guides
· Royal Brunei Airlines
· Sarah Lee
· Seagram Company Limited
· Somak Holidays
· Triumph International
· Walt Disney
· Woolworths
· World Spirit Travel
· WPP

(Fonte: The Burma Campaign UK, 2007)












Allegato 3: lista delle aziende italiane che hanno rapporti commerciali con il Myanmar

· 3 B S.R.L.
· A CIRCLE SPA
· A&D COMPANY SRL
· A.L.A. AZIENDA LEGNAMI E AFFINI SPA
· A.T.I. DI TISIOT MARIANGELA &C SAS
· ACCORNERO SRL
· AD SRL
· ADRIA LEGNO SERVICE SRL
· AGNOLI LEGNAMI SRL
· AGRIA S.P.A.
· AIRES SRL
· ALBERTO MAZZONETTO SNC
· ALESSANDRA SRL
· ALI PARQUET S.A
· ALI PARQUET S.A.
· ANDE SRL
· ANDRIGHETTI LEGNAMI SPA
· ANGELO CANEVISIO SPA
· ANTONINI LEGNAMI SRLCOLOMBO ANNIBALE & C SNC
· ANZI BESSON SRL
· ARBOL S.R.L.
· ARCADE GROUP SRL
· ARDESIA S.R.L.
· ARENA ITALIA SPA
· ARMIONE DI GABRIELLA TEMPOBONO & C. SAS
· ASIA IMPORT SRL
· ASICS ITALIA SPA
· AUCHAN SPA
· AVVENTURE NEL MONDO
· B.T.C. S.R.L.
· BAILO SPA
· BALDANTONI SERGIO
· BEL PARQUET DI GIOVANNI BELLUSCHI & C SNC
· BELLOTTI SPA
· BENEDETTO MARCO
· BERTI LEGNAMI SPA
· BERTI PAVIMENTI LEGNO SNC DI BERTI GIANCARLO & C.
· BERTORELLO COMMERCIALE NOVI SRL
· BETTY SRL
· BIG SRL
· BIZIOLI LEGNO SRL
· BNT ZINC S R L
· BONAVITA SABRINA
· BOROLI GIOVANNI
· BOZZO ARCHIMEDE PAVIMENTI IN LEGNO SRL
· BROTINI MARIO & C. SNC
· BRUNO SRL
· BUCI SRL
· BUJAS HANNELORE
· BULGARI GIOIELLI SPA
· C.C.A.L.T. DI AMBROGI CLAUDIO SPA
· CADORIN GROUP SNC DI CADORIN CLAUDIO & C.
· CALLERIS SNC DI CALLERIS GIOVANNI & C.
· CALLONI SELENE MARIA
· CALZATURE DI HU YUEJUAN
· CAMERANA BEATRICE
· CAN SEN IMPORT EXPORT SRL
· CANESE SILVIO
· CENTRO LEGNO DI PERUZZI ANTONIO & C. SNC
· CENTRO PARQUET EUROPA SRL
· CHANG LONG DIWUSHI LONG
· CHENG JUNJIE
· CHIECO GIUSEPPE
· CICOGNANI MARINA
· CIEMME SRL
· CIPRIANI LAURA
· CLASQUIN ITALIA SRL
· COLOMBO ROBERTA
· COMILEGNO SRL
· CONCERIA
· CONCERIA MASINI DI MASINI ANDREA & GIACOMO SNC
· CONTE OF FLORENCE SPA
· CORA' DOMENICO & FIGLI SPA
· CORBETTA F.LLI SRL
· COSE DI LANA SPA
· COTIMBER S.R.L.
· CRESPANO PARCHETTI SRL
· D.K.Z. SRL
· DALLAGIOVANNA SERGIO
· DE CHECCHI LUCIANO& C. SNC
· DE LUCA MARCO
· DEFRA SRL
· DESEM BERGAMI SANTA AURELIANA
· DIESEL S.P.A.
· DIME SPA
· DIMENSIONE PARQUET SRL
· DITTA ALPINA DEI F.LLI LOSER SPA
· DITTA SALVATORE BOCCIA DEI F.LLI BOCCIA SRL
· DONES LUIGI
· EDITH TRADING SRL
· EFFEBI DI BINI FILIPPO
· EKKO SRL
· ELLENA PAVIMENTI IN LEGNO DI ELLENA DARIO
· ESSEDI SRL
· ET TRADING SRL
· EUROPAG S.P.A.
· EXOTICUM SRL
· F LLI VISCARDI SPA
· F.LLI BUDAI SNC
· F.LLI INGHIRAMI DI INCHIRAMI SILVIO & C SNC
· F.LLI SPINELLI SRL
· FAL.MI. BOIS DI FALCHETTI MICHELE
· FENICIA S.P.A.
· FERRANTE GIUSEPPE ANTONIO
· FERRETTI MARCO &C SAS
· FIGLI DI PIETRO DEBERNARDI SNC DI DEBERNARDI DELMOE
· FINCANTIERI - CANTIERI NAVALI ITALIANI SPA
· FIOCCHI IMPORTLEGNO SRL
· FLORIAN LEGNO SPA
· FLORIAN PARCHETTI SPA
· FOLLI ANGELO
· FOPPA PEDRETTI SPA
· FRASCARELLI RAFFAELLA
· FRILLY SRL
· FRIULPARCHET SRL
· FUSCO LUIGI
· G. & G. FLOORIN SRL
· GALIMBERTI SNC DI GALIMBERTI GIUSEPPE& C.
· GALLERIA KRAAG' DI VALTER FABIANI & C. SNC
· GALLO GIANCARLO
· GARANTE LUCA
· GARIGLIO CONFEZIONI SRL
· GARTICO SOCIETA' CONSORTILE ARL
· GAVAZZI ROBERTO
· GAZZOTTI SRL
· GE.CA. LEGUMI SRL
· GEROLAMO SCORZA SPA
· GIACOMO SERALVO & FIGLI SPA
· GIORGIO MARIN SPA
· GLOBE S.R.L.
· GLOBUS POINT SRL
· GOOD FASHION - IMPORT EXPORT SRL
· GRUPPO PAM SPA
· GUASTI FRANCESCO
· HAGGIAG ROBERTO
· HAI FENG SRL
· HARVEST HOUSE DI PANERO UGO
· I.S.T. SRL
· I.T. ITALTESSILE SRL
· I.T.P. SRL INTERNATIONAL TRAVEL PARTNERS
· IDEAL LEGNO SRL
· IL REGNO DI SHAN SRL UNIPERSONALE
· ILPOL SRL
· IMMOBILIARE STEFANIA SRL
· IMOLA LEGNO SPA
· INA RULLINI SPA
· INCONTRI D'ORIENTE DI DOTTORE DOMENICO
· INDO-ITA SRL
· INTICOM S.P.A.
· INTRECO SPA
· INTRECO SPA
· INTRECO SPA
· IORI LUCA
· ISAL DI BARBON GUIDO & C SNC
· ITALIA SRL
· ITALPARCHETTI SPA
· ITALWOOD TRADING SRL
· ITALWOOD TRADING SRL
· ITLAS SPA
· JORDAN E CO. SRL
· K.R. NAUTICA SAS DI WIJESINGHE A.D. PUSHPAK & C SRL
· KENAF ECO FIBERS ITALIA SPA
· L' OCA NERA SRL
· L' OCA NERA SRL
· L.M.D. DI MARASSI DANILO
· LA GRANDE I SOCIETA'CONSORTILE A RESP. LIM.
· LA PANCA SNC DI BALZAROTTI NATALE & C
· LA SAN MARCO PROFILI SRL
· LAJOS MONFERINI MASSIMILIANO
· L'ALBERETA SRL
· LAM.A.R. DI RAVIOLA PIETRO & C
· LANINI LEGUMI SRL
· LEGNO PARQUET SNC DI PASQUALE DE RITO & C
· LEGNONORD SPA
· LIN SHI SRL
· LIN SHI SRL
· LO CASTRO SPA
· LS UNO SRL
· M& Q TRADING SRL
· M.B.L. DI MALBERTI BRUNO
· M.C.M S.R.L.
· MA.VI. S.R.L.
· MABUTI SRL
· MADESANI MANUELA
· MAGNINO GIUSEPPE LEGNAMI
· MANCUSI MARCELLO
· MANIFATTURA MARIO COLOMBO & C SPA
· MARGARITELLI ITALIA SPA
· MARITTIMA SRL CENTRO MODA SRL
· MARLUCK S.R.L.
· MARTINI MATTIA
· MARZIALI GUIDO
· MASTRODOMENICO FERNANDO
· MENCHINELLI LEGNAMI SRL
· MERLATI ALBERTO
· METRO SERVIZI LOGISTICI SPA
· MICHELE ALFANO LEGNAMERIA ITALIANA SPA
· MICHELE ALFANO LEGNAMERIA ITALIANA SPA
· MICROTECNICA SPA
· MIGLIORE S.P.A.
· MILANO PARQUET SRL
· MINIERO RAFFAELE
· MOBIL PROJECT SPA
· MOLISANA PARQUET SRL
· MOLISANA PARQUET SRL
· MONNALISA SPA
· MONPAR S.R.L.
· MONTRASIO FRUTTUOSO SRL
· MPT IMPORTAZIONI LEGNAMI SRL
· NAT & MAT DI NATALINI ANNAMARIA
· NATALE E FERDINANDO NERI SNC
· NATURAL & CO. DI TERZI ANTONIO
· NATURAL ITALIA
· NELLA LONGARI SRL
· NENCINI SPORT SRL
· NEW FASHION SAS DI JIA XINDI& C
· NEW IMPORT EXPORT S.R.L.
· NEW MONDIAL TEX S.A.S. DI COZZOLINO CIRO
· NORD COMPENSATI SPA
· NORTONS SPA
· ORALEGNO SRL
· ORBETEGLI AFRO GUIDO LUIGI
· OVIESSE S.R.L.
· PACHAMAMA DI MARINI SABRINA
· PAGANONI IMPORTLEGNO SPA
· PAIANO CIARLIS DINO
· PANDA 81 SRL
· PANDA WOOD SAS DI DIANINMICHELE & C
· PARCHETTIFICIO GARBELLOTTO SRL
· PARCHETTIFICIO TOSCANO S.R.L.
· PARITAL SAS DI CIFFO ANDREA & C
· PARKETIPI S.R.L.
· PAVINLEGNO DI PARINI SRL
· PE PIETRO LEGNAMI SPA
· PEDINI ANTONELLA
· PELLICCIOLI ALESSANDRO
· PERI MARIA
· PI ERRE DI PIROLO LUCIA & C. SAS
· PIEMONTE PARQUETS SPA
· PIERO
· PIERO DELLA VALENTINA & C SPA
· PINO LEGNAMI SPA
· PIT STOP - SRL
· PITTARELLO GIANNI
· POSTE ITALIANE SPA
· POWER SRL
· POWER SRL
· PRATI - S.R.L.
· PRATI PARATI DIFFUSION S.R.L.
· PREMIER SRL
· PROFILEGNO DI BOLCATO VINICIO & C SNC
· PROGETTO PARQUET SRL
· RADINA FIAMMETTA
· RAO E SARTELLI SRL
· RAVAIOLI LEGNAMI SRL
· RE LEONARDO
· REDENTE GIOVANNI
· RICCARDI SPA
· RICCIOLI SRL
· RIPANDELLA SRL
· ROMA NORD SRL
· ROVERE MARCO
· RUGGIERO PARQUET DI RUGGIERO NATALE & C SNC
· RUI LI DI LIU YUJIE
· SALIS SRL
· SALIS SRL
· SANGAMA SRL
· SANGIORGI LEGNAMI SPA
· SE. TRA. LEGNO SRL
· SHENG DI NIAO DI ZHOU XINGWEI
· SHUANG BO GROUP SRL
· SIAE SPA
· SILPA SAS DI BURANI RAG. CARLO& CO
· SOCIETA' LEGNAMI PAGANONI SPA
· SOFIA S.R.L.
· SOMMARIVA GIORGIO MARIA FILIBE
· SORBINO UOMO SRL
· SPEGROSS S.R.L.
· SPORT UP SRL
· STEMAU SRL
· STILE PAVIMENTI LEGNO SPA
· STROPPA ROLANDO
· T.A.B. SPA
· TACCHINI GROUP SRL
· TAVAR S.P.A.
· TAVELLA GIORGIO E FIGLI SNC
· TEAK POINT SRL
· TECLEGNO CASA SRL
· TECNICA S.P.A.
· TEKNO S.R.L.
· TERWOOD SRL
· TEXALL SRL
· THAI TEAK DI MARCO DE LUCA SRL
· TIFFANY 92 SRL
· TONIOLO GIORGIA
· TOTH ISTVAN
· TOVAR Y DE TERESA RAFAEL
· TRAGNI S.R.L.
· TRANCERIA VENETA SPA
· TRANCITALIA SRL
· TRANSACT SERVICE SRL
· TRIVENETA PARCHETTI SNC DI ZANCHETTA E SERAFIN
· TWINS S.R.L.
· TWINS SRL
· UNIVERSO TRADING COMPANY SRL
· VACCHETTI GIUSEPPE SPA
· VALERY SPA
· VAN CLEEF & ARPELS LOGISTIC SA
· VANEDILE SRL
· VARALDA ANDREA EMANUELE
· VEGAS S.P.A.
· VENETA PARCHETTI SRL
· VERGANI CARLO E FIGLIO SNC
· VICTORIA SOCIETA' A RESPONSABILITA' LIMITATA
· VOLLONO MASSIMILIANO
· W.H.L. S.R.L.
· WENG RUOLI
· WINTER E SUMMER SRL
· WOOD STOCK SRL
· WOODEN FLOOR DI GARBELLOTTO A. & C. SAS
· XIAO XIAOYAN
· XIN HUA ROMA
· ZANAZZO MILCO
· ZASA ANTONIO
· ZENARO DAVIDE
· ZERILLI ENRICO
· ZEUS SPORT DI SALVATORE CIRILLO
· ZHUANG YUAN SRL
· ZSF DI ZHENG XIANGUAN

(Fonte CISL- Corriere del lavoro - Ottobre 2007)

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