Ho iniziato a fare i primi passi nel mondo giornalistico come
corrispondente locale per un giornale di provincia. Erano i tempi in cui la
bergamasca era feudo democristiano e il comune che seguivo era una roccaforte scudocrociata.
Frequentavo interminabili e inconcludenti consigli comunali in cui prolissi e
presuntuosi consiglieri proferivano incomprensibili, interminabili, sonnolenti
e inconcludenti interventi.
Cologno al Serio (BG) Foto ©Comune di Cologno al Serio
Boria e superbia erano le caratteristiche principali di questi
politici nostrani. Chiedere interviste o delucidazioni era praticamente
impossibile, verificare i documenti era un ostacolo pressoché insormontabile.
Il comune era blindato, un forte gestito in forma privatistica da un’armata
brancaleone.
Trasparenza e comunicazione erano parole aborrite da questi mercenari
della politica. Più volte venni chiamato in comune (“per comunicazioni
urgenti”, c’era scritto sulle lettere) al fine di “rendere conto” degli
articoli che scrivevo. La maggioranza delle “comunicazioni urgenti” vertevano
sul numero di volte che negli articoli era citato un consigliere comunale
rispetto a questo o quell’amministratore di giunta. Da bravi scolaretti
elementari i nomi incriminati erano diligentemente segnati in rosso. Si era
citato tre volte questo consigliere, ma solo due volte il sindaco, perché non
fosse mai che il primo cittadino perdesse il primato di citazioni anche negli
articoli. Tale era il degrado della politica.
Poi passai ai reportage internazionali, e mi si aprì un altro mondo:
paradossalmente trovai tutto molto più semplice e gratificante. Dai miseri
politici comunali targati Democrazia Cristiana passai agli uffici del primo
ministro giapponese, alle case private dei premi Nobel, agli studi dei
presidenti o ai nascondigli dei leader guerriglieri. A differenza di quanto
succedeva nel piccolo paese di provincia, le porte erano quasi sempre aperte.
Ogni volta che veniva pubblicato un articolo, fosse anche critico nei confronti
dell’intervistato, arrivava puntuale il ringraziamento accompagnato da cortesi
precisazioni e l’invito a nuove interviste o semplici visite di cortesia.
Era chiaro il divario che esisteva tra la politica dei piccoli tronfi
amministratori italiani e quella degli altri Paesi; è soprattutto grazie a
questi spocchiosi politici se l’Italia è oggi bistrattata e si trova alla
periferia di tutto.
Qualcosa, però, sembra stia cambiando. La festosa e auspicata
morte della Democrazia Cristiana ha segnato una svolta nella politica comunale.
Passato il lungo periodo di transizione, che ha visto la Lega Nord al potere per
diverse amministrazioni e che, almeno all’inizio, ha segnato un diverso
approccio dei politici verso gli amministrati, ora tocca ad una lista civica governare
il comune.
E, sebbene siano passati solo cinque mesi dal suo insediamento,
i cambiamenti sono evidentissimi.
Alla tracotante gerontocrazia democristiana (che reputo essere
stata il livello più degradante a cui si è abbassata la politica locale) e al
populismo leghista, si è passati finalmente ad una nuova fase politica, più
aperta, meno demagogica, più pragmatica, ma, soprattutto, più aperta al
cittadino.
Un gruppo di giovani entusiasti e capaci che, nell’immensa
ignoranza ideologica generata dalla caduta del muro di Berlino, vengono
considerati di sinistra se non addirittura comunisti (ma che di comunista non
hanno nulla, neppure il passato).
Gente di diversa estrazione sociale e politica, dai grillini ai
democratici (e non escludo vi siano leghisti, simpatizzanti di Forza Italia o
dell’estrema destra).
In pochi mesi hanno saputo gestire diversi canali di
comunicazione con la popolazione, aprendosi al confronto e al dialogo. Prova ne
è che le assemblee sino ad ora indette su argomenti disparati (l’ultima sulla
raccolta differenziata dei rifiuti, che in questo probo e “virtuoso” paese
bergamasco è ferma al 40%) registrano affluenze numerose come non se ne
vedevano da anni.
Segno che questi nuovi politici (che mi auguro non siano gli
unici nel Paese) hanno saputo parlare ai cittadini e ridare fiducia alle
istituzioni e alla politica.
A differenza delle passate amministrazioni (in particolare
democristiane), che si chiudevano a riccio ogniqualvolta si cercava di parlare
di argomenti a loro non graditi, la volontà di mostrare la reale situazione in
cui versa il paese è evidente. Nelle prossime settimane si apriranno le porte a
chiunque voglia constatare il degrado di un impianto comunale natatorio
(piscine, palestra, bar) fallito sin dalla partenza ed ora chiuso, ma di cui i
cittadini si sobbarcheranno le spese per decenni e, finalmente, si sta
cominciando a parlare di cultura e di storia con il proposito di recupero di un
castello medioevale posto sull’antico confine tra il Ducato Visconteo e la
Repubblica di Venezia. Per far fronte alle spese sempre crescenti, si sono
prese decisioni che avrebbero potuto essere impopolari, come lo spegnimento
delle fontane, ma che sono sempre state precedute da spiegazioni date alla
cittadinanza tramite comunicazioni su organi di stampa e social network.
La nuova amministrazione sembra finalmente aver capito che i
cittadini non sono sudditi e che la comunicazione a doppio senso (vista come
una minaccia dai passati politici locali) è un pilastro essenziale per
avvicinare la popolazione alla partecipazione della vita comunale.
Solo questo fatto rappresenta un cambiamento radicale per un
minuscolo paese della bassa bergamasca e che fa ben sperare in una svolta della
pagina della cultura politica.
Copyright ©Piergiorgio Pescali
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