Fukushima : un Giappone senza nucleare è possibile? (settembre 2013)

Tetsunari Iida dopo un passato di ingegnere nucleare si è convertito allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile fondando l’Institute for Sustainable Energy Policy (ISEP). Iida ha un obiettivo ambizioso: far sì che, entro il 2050, l’intero consumo energetico del Paese provenga da fonti rinnovabili: «Attualmente il Giappone produce solo l’8% di energia verde» spiega, aggiungendo che, secondo i calcoli dell’ISEP le 54 centrali nucleari disseminate sul territorio producono, a pieno regime, 48,96 GW mentre la sola installazione di turbine eoliche potrebbe generare un’energia pari a 150 GW. Ulteriori 69-100 GW potrebbero essere prodotti dagli impianti solari e altri 14 GW convogliando l’energia delle oltre 28.000 sorgenti termali che bucherellano la superficie dell’arcipelago. Più scettico si mostra il Breakthrough Institute, un centro di ricerca energetica ambientalista di ispirazione liberale, secondo cui la trasformazione delle fonti energetiche tradizionali a quelle rinnovabili sarebbe troppo costosa. «Per costruire impianti solari che producano 203 GW di energia servono mille miliardi di dollari contro i 375 miliardi necessari per avere 152 GW di energia eolica.» asserisce Michael Shellenberger, direttore dell’istituto americano. L’idea che le fonti di energia rinnovabile siano ancora antieconomiche, trova sostegno anche tra il noto giornalista ecologista inglese George Monbiot: «La domanda energetica continuerà ad essere sempre più elevata e dovremmo contare su fonti sicure, economiche e a basso impatto ambientale. Le centrali energetiche rinnovabili sono sicuramente ideologicamente attraenti, ma ancora troppo costose, non sufficientemente efficienti e hanno un impatto sia ambientale che visivo troppo elevato.»

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